Sab. Apr 1st, 2023
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IMG_0032.JPGpiccolaEravamo già stati allertati dai ieri: Greenpeace ne combinerà un’altra delle sue.

E così è stato. Questa mattina alcuni volontari Greenpeace, contemporaneamente in 18 città italiane, hanno distribuito le nostre future bollette dell’Enel.

Animati dalla consueta passione di sempre, i volontari, vestiti con tuta e caschetto bianco, in pieno stile da centrale nucleare, hanno distribuito oggi per le vie del centro di Bari e davanti all’ufficio postale di Piazza Umberto, le nuove bollette che l’Enel ci presenterà nel 2020, nel caso si riuscisse a riportare il nucleare in Italia così come sostengono la stessa azienda elettrica e il governo.

“Enel e governo devono smetterla di prendere in giro il Paese sostenendo che il nucleare servirà ad abbassare le bollette degli italiani – spiega Massimiliano Boccone, coordinatore del gruppo locale Bari di Greenpeace. – In realtà le bollette schizzeranno alle stelle, proprio come quelle che stiamo distribuendo oggi”.

In buona sostanza il costo del nucleare non dipende solo dal combustibile e dalla gestione degli impianti ma le centrali vanno anche costruite ed il costo maggiore è dovuto principalmente al costo di realizzazione degli impianti che in Italia non abbiamo. In Finlandia i nuovi reattori EPR, quelli che l’Enel vorrebbe realizzare in Italia, ha ormai superato i 5,5 miliardi di euro. Tale costo sarà recuperato attraverso l’energia elettrica venduta. Il prezzo del kilowattora nucleare, ai costi reali e non a quelli propagandati da Enel, sarà più che doppio rispetto a quanto viene oggi scambiato alla borsa elettrica.

“Il nucleare è economico solo se qualcuno ti regala la centrale e se lo Stato si fa carico di gestire le scorie radioattive per secoli, altrimenti è una pura follia economica” afferma Francesco Tedesco, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace. Oltre ai costi per la realizzazione degli impianti bisogna anche tener conto degli accantonamenti per lo smantellamento dei reattori, della copertura assicurativa in caso di incidenti gravi, dei costi per il riprocessamento delle scorie, per la bonifica dei siti contaminati e per la realizzazione del futuro deposito geologico di stoccaggio.

“Con il rilancio del nucleare si permette alle aziende di fare profitti, scaricando i rischi e i costi sulle spalle dei contribuenti e delle generazioni future. E poi puntare sul nucleare ci farà inoltre mancare gli obiettivi europei al 2020 per lo sviluppo delle rinnovabili, con ulteriori sanzioni per la collettività” aggiunge Tedesco.

Entro il 2020 le fonti rinnovabili insieme a misure di efficienza energetica saranno in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l’obiettivo del governo sul nucleare, creando almeno 200 mila nuovi posti di lavoro “verdi”. Questa la strada che Greenpeace sta battendo ormai da molto tempo, l’indipendenza energetica dell’Italia passa obbligatoriamente attraverso lo sviluppo delle rinnovabili, senza costi aggiuntivi per il Paese, senza scorie pericolose da gestire per i prossimi 100 mila anni e senza rischi per la popolazione.

Alla fine dell’attività abbiamo chiesto Massimiliano Boccone, coordinatore del gruppo locale di Bari, un primo bilancio dell’iniziativa di oggi: “E’ andata benissimo, pensavamo che la gente non ci avrebbe ascoltato, invece sono sembrati tutti molto interessati e aperti alle informazioni”.

Attività simili sono in corso oggi anche in altre città italiane tra cui: Pescara, Bergamo, Firenze, Roma, Torino, Varese, Castelli romani, Genova, Salerno, Padova, Trieste, Taranto, Urbino, Milano, Catania, Napoli, Bologna.

In alcune città i volontari si sono vestiti da postini per distribuire le bollette.

http://www.greenpeace.it

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