L’intervento della Clinton non è riuscito a a far ripartire i negoziati Israelo Palestinesi che si sono arenati, come di consueto, sulla questione degli insediamenti nei territori occupati. Infatti la Clinton è riuscita solo ad ottenere un “rallentamento” nella costruzione degli insediamenti e non un loro blocco completo. A questo punto i Palestinesi hanno dichiarato che non è sufficiente perché la road map prevede proprio il blocco degli insediamenti.
Nel mese di maggio, Clinton aveva detto che Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti, “vuole vedere uno stop agli insediamenti, non ad alcuni insediamenti, non ad avamposti, e nemmeno eccezioni per la crescita naturale”.
Accusano quindi Isarele di oltranzismo e gli Stati Uniti di non potere o volere contrastarlo. Inutilmente gli Americani li hanno invitati a tenere negoziati senza precondizioni.
Nabil Abu Rudeineh, portavoce di Mahmoud Abbas, il presidente palestinese, ha dichiarato: “I negoziati sono in uno stato di paralisi, è il risultato della intransigenza di Israele e il passo indietro dell’America: non vi è alcuna speranza di negoziati all’orizzonte, la pressione sui palestinese a fare ulteriori concessioni ad Israele non è la soluzione”.
Ora la domanda è ‘cosa si deve fare?’. I palestinesi avranno grandi difficoltà che si consente la ripresa dei negoziati malgrado la continua di espansione degli insediamenti.
Mahmoud Abbas, il presidente palestinese e leader del partito laico Fatah, è anche sotto pressione a causa delle elezioni che ha indetto per l’inizio del 2010 malgrado la opposizione di Hamas.
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Da Al Arabya: Clinton e Abbas