Non tutto il mondo mussulmano segue gli eccessi talebani che distruggono perfino gli edifici destinati all’educazione femminile; nell’ Iran degli ayatollah e della polizia dei ”buoni costumi”, ad esempio, il numero delle studentesse supera quello degli studenti.
Non è affatto scontato che il rigore della morale sessuale sia incompatibile con l’istruzione femminile o che neghi loro un posto adeguato anche nel mondo del lavoro.
Un altro esempio di grande interesse e prospettive ci viene dal Bangladesh, per altro uno dei paesi islamici più poveri nei quali è stato permesso alle ragazze di frequentare niente di meno che le madrasse, le scuole i cui si formano i religiosi i cui studenti vengono chiamati “talebani”.
Notiamo che solo da qualche decennio in Italia le donne sono state ammesse alle accademie religiose cattoliche e a ricoprire i posti di insegnante di religione.
In Bangladesh le madrasse svolgono un ruolo importante nel fornire alle ragazze un accesso all’istruzione e una buona parte degli studenti è di sesso femminile , in particolare nelle zone rurali.
Un recente studio di Nazmul Chaudhury, della Banca mondiale, ha provato che, poichè gli atteggiamenti dei giovani sono influenzati da quella dei loro insegnanti, la presenza di insegnanti femminili porta a una maggiore apertura mentale degli a studenti, sia maschi e femmine.
L’accettazione delle ragazze in un sistema di educazione religiosa tradizionalmente riservata solo ai ragazzi ha avuto un impatto positivo, portando ad una maggiore comprensione dell’importanza della formazione femminile.
I genitori che sono restii a iscrivere le loro figlie a scuole laiche sono incoraggiati dall’esempio di uguaglianza nella madrasse.
Maulana Abul Kalam Azad, un importante studioso islamico, ha accolto favorevolmente l’iniziativa di educare le ragazze in madrasse.
“Le ragazze sono entusiaste, tendono a risultati migliori rispetto agli studenti di sesso maschile”.
Mentre molte delle ragazze non cercano dopo attivamente lavoro, però un numero crescente cerca di proseguire studi superiori all’università e soprattutto di intraprendere una carriera nel settore bancario islamico, un settore il cui personale è formato quasi esclusivamente da donne (forniscono prestiti soprattutto alle donne).
Nurul Islam Nahid, il ministro dell’istruzione, ritiene che la percezione pubblica della istruzione femminile ha cominciato a cambiare.
Un tempo era raro che le ragazze frequentassero una scuola; ora è un grande risultato, la sfida principale è che noi vogliamo portare tutti i bambini a scuola”.
Il Bangladesh possiede il seconda più grande sistema di scuola religiosa del mondo. D’altra parte negli ultimi anni il governo sta attuando una serie di riforme per inserire anche le materie laiche (inglese, matematica, scienze) nel curriculum e aumentare il numero di studentesse.
Le autorità stanno offrendo incentivi – fornendo fondi per coprire l’80 per cento delle spese scolastiche – per le madrasse che accettano i programmi governativi.
Questo si sta rivelando di grande successo, portando la maggior parte delle madrasse sotto il controllo dello Stato.
Con più di sei milioni di studenti attualmente iscritti, il sistema madrassa in Bangladesh è il secondo più grande del mondo e diventerà ancora piu grande se le istituzioni religiose apriranno le loro porte agli studenti di sesso femminile.
Secondo dati delle Nazioni Unite, circa 48 per cento della popolazione è analfabeta: è la principale sfida che il paese deve affrontare.
Per il momento, le 20.000 madrasse del paese sembrano essere le più attrezzati per combattere questa battaglia.
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Un altro esempio di grande interesse e prospettive ci viene dal Bangladesh, per altro uno dei paesi islamici più poveri nei quali è stato permesso alle ragazze di frequentare niente di meno che le madrasse, le scuole i cui si formano i religiosi i cui studenti vengono chiamati “talebani
Notiamo che solo da qualche decennio in Italia le donne sono state ammesse alle accademie religiose cattoliche e a ricoprire i posti di insegnante di religione
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Foto da al Jazeera: classe mista di madrassa in Bangladesh