Soldati armati con mitragliatrici su mezzi corazzati hanno travolto le barricate costruite con pneumatici, canne di bambù appuntite e filo spinato ed hanno posto fine all’occupazione delle “Camicie Rosse” nel quartiere Rachaprasong di Bangkok. Alcuni leader si sono consegnati e altri sono fuggiti.
Tuttavia l’operazione è stata condotta con cautela e si contano solo 6 morti (compreso il giornalista italiano) invece delle centinaia che molti temevano.
Subito dopo decine di edifici sono stati incendiati nella capitale dove è stato imposto il coprifuoco e le forze di sicurezza sono state autorizzate a sparare a saccheggiatori e incendiari.
Disordini si segnalano anche nel nord est rurale della Thailandia da dove provenivano la quasi totalità delle “Camicie Rosse”: i manifestanti hanno dato fuoco ad alcuni uffici governativi.
Il primo ministro thailandese Abhisit ha rivolto per televisione un appello alla nazione: “Sono fiducioso e determinato a porre fine ai problemi e restituire il paese alla pace ancora una volta. Posso assicurare i concittadini che io, il mio governo e le forze di sicurezza, siamo fiduciosi e determinati a porre fine ai problemi. Supereremo anche questo”.
Il primo ministro deposto per corruzione, Thaksin Shinawatra, in favore del quale si erano mosse le “Camicie Rosse” e accusato dal governo di aver finanziato le proteste e incitato ai disordini, ha negato di esser la “mente dei terroristi” e di aver minato i negoziati di pace.
Si è detto invece preoccupato che la repressione militare può spargere rancore e risentimento e che i dimostranti diventino guerriglieri”.
In realtà il pericolo è proprio questo: che la parte più povera della nazione che costituisce il nucleo delle “Camicie Rosse” possa iniziare una guerriglia che potrebbe durare all’infinito e travolgere la nazione.
D’altra parte il governo, dopo mesi di tentativi per risolvere pacificamente la protesta, non aveva altra possibilità che intervenire con la forza limitando al minimo le perdite anche perche la parte politica opposta , le “Camicie Gialle” minacciavano a loro volta di intervenire se le autorità costituite non avessero riportato l’ordine nella capitale.
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Nella foto: appello del Primo Ministro Abhisit