Il dibattito in Libano per la concessione dei diritti civili per i rifugiati palestinesi – a prescindere dal diritto di voto e la naturalizzazione – divide il paese, lungo (approssimativamente ma non esclusivamente) linee religiose.
I partiti cristiani (Maroniti ed altri) si oppongono nel timore che l’integrazione dei rifugiati palestinesi nella società libanese sposterebbe l’ago della bilancia demografica a favore dei musulmani, oltre a pesare sul bilancio nazionale e invadere il mercato del lavoro.
Prevalentemente, ma non esclusivamente, i mussulmani, soprattutto gli sciti (Hezbollah) e i partiti pan-arabi sono favorevoli a concedere ai rifugiati palestinesi il diritto di possedere proprietà e lavorare nel Paese che li ha ospitato dal 1948.
I Palestinesi stessi però non appaiono concordi: alcuni oppositori temono che il processo potrebbe portare alla naturalizzazione dei palestinesi e il loro insediamento permanente in Libano, perdendo il diritto dei rifugiati palestinesi di ritornare in patria, mentre i sostenitori affermano che i diritti sociali ed economici sono un adempimento di fondamentali diritti umani e non escludono il diritto dei rifugiati palestinesi al ritorno.
Attualmente i profughi palestinesi in Libano sono circa 400. 000,vivono separati e ghettizzati nei loro miseri campi profughi e sono esclusi dalla vita politica sociale e soprattutto dalla maggior parte dei lavori.
Si teme che la questione possa far riemergere i contrasti degli anni della guerra civile quando le rivalità religiose, ideologiche e politiche esplosero a causa della presenza palestinese nel paese.
La presenza di fazioni armate nei campi profughi palestinesi potrebbe riaccendere nuovamente la guerra civile che vide i cristiani generalmente alleati degli israeliani contro le fazioni arabe alleate con i palestinesi. Queste preoccupazioni sono pero ora condivise da tutte le parti libanesi e la soluzione deve essere trovata attraverso il dialogo che mira anche a garantire la sicurezza dei campi.
Appare sempre più difficile mantenere una tale discriminazione che isola i residenti palestinesi del paese e li priva dei diritti umani fondamentali.
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