Fino a ieri avevo sempre pensato che in fatto di protesta nessuno poteva batteva i Francesi. Lo abbiamo visto in questi mesi a proposito della riforma delle pensioni, quando i lavoratori di tutte le categorie sono scesi in piazza bloccando a più riprese l’intero Paese.
In Francia la protesta è esplosa perché si voleva rinviare di soli due anni l’andata in pensione dei lavoratori; visto che da noi si parla di un rinvio di cinque anni, che cosa sarebbe dovuto succedere, la rivoluzione? Avete visto le nostre piazze piene? Nemmeno a pensarci, perché noi ce ne siamo stati tutti buoni buoni e il malcontento lo abbiamo manifestato nelle discussioni al bar. Anche perché, è quello che ci diciamo per giustificarci, “noi possiamo anche scendere in piazza ma le riforme vanno avanti lo stesso”.
Ieri invece è successo che gli studenti, dopo aver manifestato, occupato, protestato, hanno ottenuto una piccola vittoria (il voto finale sulla riforma dell’università è slittato a martedì prossimo) che può essere il preludio alla vittoria finale (il ritiro della riforma).
E allora ho pensato che tutti noi dovremmo tornare a scuola e finalmente capire che la protesta, se vera e unitaria, paga ancora.
E che è triste nascere incendiari e morire pompieri.