Una notizia che coglie di sorpresa, non tanto forse per la morte in sè, quanto per il modo con cui Mario Monicelli ha cessato di vivere.
Ricoverato da tempo all’ospedale San Giovanni di Roma, il regista Mario Monicelli si è ucciso lanciandosi, intorno alle 21, dal quarto o quinto piano del reparto di urologia in cui si trovava per un tumore alla prostata.
Monicelli aveva 95 anni, anche suo padre Tomaso, noto scrittore e giornalista, si era tolto la vita nel 1946.
Sono stati gli addetti sanitari a trovare il corpo del regista a terra, disteso nei viali vicino alle aiuole, a pochi metri dal pronto soccorso.
A poche ore dalla morte di Monicelli cominciano ad arrivare i messaggi di cordoglio di colleghi ed amici.
Carlo Verdone: ”Sono attonito, una notizia che mi intristisce molto. Era probabilmente una persona stanca di vivere, che non sosteneva più la vecchiaia. L’ho apprezzato molto come grande osservatore e narratore – continua l’attore-regista romano – anche se a volte con condividevo il suo cinismo. Era gentile, cordiale, ma di poche parole. Un anno fa – conclude Verdone – mi capito’ di fargli gli auguri a Natale. Rimase sorpreso: ‘Gli auguri – mi disse – non li fa più nessuno”.
Michele Palcido: ”Il suicidio non me l’aspettavo, ma bisogna rispettare questa sua decisione, Mario era uno che aveva insegnato a tutti il rispetto delle regole e della tolleranza e così se qualcuno gli avesse chiesto perchè il suicidio avrebbe risposto: saranno pure i fatti miei”.
Così l’attore e regista Michele Placido ricorda Monicelli con il quale ha interpretato il suo ultimo film ‘Le rose del deserto’ del 2006. ”Me la ricordo bene quell’esperienza con Monicelli. Era una persona di grande energia sul set e nessuno riusciva a stargli dietro”. Comunque Placido aveva sentito il regista de ‘La Grande Guerra’ solo qualche giorno fa: ”Cinque giorni fa lo avevo chiamato e mi aveva invitato a fare uno spettacolo per i terremotati de L’Aquila, perchè lui era così, anche molto generoso”.