Il presidente cinese Hu Jintao è arrivato negli Stati Uniti per una visita di stato di quattro giorni durante i quali il tema principale sarà la rivalutazione della moneta cinese. Hu ha partecipato ad una cena privata alla Casa Bianca con Barack Obama, una attenzione che fu invece negata dal presidente Bush nella precedente visita di 5 anni fa. Ma nel frattempo la Cina ha fatto passi da gigante e gli USA devono invece fronteggiare una crisi economica durissima.
Gli Stati Uniti hanno sempre criticato la Cina per la sottovalutazione della sua moneta mentre la Cina nega questo fatto e anzi afferma che il sistema di valuta internazionale con a base il dollaro a base è ormai un “prodotto del passato.
Una parte considerevole del senato USA sostiene una proposta di legge per penalizzare i prodotti cinesi se lo yuan non viene rivalutato: i cinesi invece affermano che politica dei tassi di cambio dello yuan non è la causa principale dello squilibrio commerciale tra Cina e USA.
Va poi tenuto presente chi i cinesi possiedono una fetta consistente del debito pubblico Usa e si avviano a anche a comprare sempre più debito pubblico nei paesi dell’euro.
Il confronto quindi è difficile e teso nella sostanza ma i toni sono soffici, cordiali per non turbare il clima generale di collaborazione di amicizia che, comunque, è nell’interesse di tutti mantenere: in realtà non si arriverà, pertanto, a nessuna decisione clamorosa.
L’avvenimento in Cina viene presentato con grande rilievo sui media: i cinesi si sentono orgogliosi del posto che si sono guadagnati nel mondo nel constatare che trattano ormai da pari con la grande superpotenza economica del mondo: la Cina dopo tre secoli ha ripreso il suo ruolo nel mondo: a parte ogni particolare risultato del vertice è questo che veramente conta agli occhi dei cinesi: la umiliazione durata due secoli è finta, certamente e al di li la di qualunque dubbio.
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Il tappeto rosso steso per Hu: un simbolo che il “Quotidiano del popolo” ha colto e mostrato.