Negli ultimi decenni investire in Cina è stato molto conveniente per tutti gli operatori internazionali. Lo è ancora, però molti economisti ritengono che l’era della produzione a basso costo in Cina vada volgendo al tramonto.
Sul “Quotidiano del popolo” è apparso in questi giorni uno studio dell’economista cinese Han Zhiguo, direttore di un importante centro di ricerche economiche di Pechino, che ritiene che la svolta si manifesterà già nel corrente anno 2012. I motivi sono molteplici ma se ne individuano in particolare tre.
In primo luogo si avvia al termine il particolare regime fiscale che si applica alle imprese straniere che investono. La Cina ha stabilito la sua ” prima zona economica speciale” di Shenzhen nel 1980 per attirare gli investimenti stranieri e tali zone si sono moltiplicate in quanto i governi locali hanno fatto a gara per attirare investimenti dall’estero Nelle quasi 60 zone economiche speciali ora esistenti le imprese ad investimento straniero pagano un aliquota dell’imposta sul reddito del 15 per cento, meno della metà della percentuale del 33 % riscossa dalle imprese nazionali cinesi. Ma una legge del 2008 tende a pareggiare progressivamente le due imposte, anche se le imprese che godono di aliquote fiscali ridotte prima dell’entrata in vigore della legge possono ancora godere delle agevolazione per un massimo di altri cinque anni. Comunque lo stato cinese continua a fornire incentivi mirati per aziende di produzione high-tech.
Un secondo elemento di grande importanza è il costo del suolo che in sostanza veniva offerto gratuitamente per i nuovi investimenti.
Ma si calcola che il suolo industriale ha un ciclo di vita di circa 50 anni ed è una risorsa difficilmente sostituibile. La difficoltà di reperire altri suoli ostacolerà la sostenibilità dello sviluppo a lungo termin:, ad esso va aggiunto la crescente coscienza dell’impatto ambientale nel passato praticamente quasi ignorato in Cina ma che ha portato a disastri ambientali che ormai non possono più essere ignorati e che impongono misure sempre più rigorose
Un terzo elemento è dato dai lavoratori. Un esercito sterminato di contadini poverissimi che si trasferivano in città pronti a lavorare a qualsiasi salario e condizioni ha mantenuto molto basso il costo del lavoro: ma ormai, con la diffusione del benessere, i lavoratori sono sempre meno disposti ad accettare qualunque condizione di lavoro e si organizzano per rivendicare diritti e provvidenze sempre maggiori. Per effetto di questi fattori già si nota che alcune multinazionali come Adidas e Nike stanno chiudendo i loro stabilimenti in Cina per trasferirsi altrov.
E’ ancora conveniente investire in Cina, lo sarà forse per ancora una decina di anni: tuttavia si farà sentire sempre più la concorrenza di altri paesi sia dell’area del sud est asiatico che nel resto del mondo. La stessa Cina tende a investire in altri paesi dell’Asia e dell’Africa
Il problema per noi europei è che dopo la Cina ci sono tanti alti paesi nei quali comunque sarà conveniente investire come lo è stato in Cina fino a dora. Non possiamo quindi rallegrarci del fatto che la Cina sia meno concorrenziale di fronte all’affacciarsi di un numero pressocchè infinito di altri paesi pronti a prenderne il posto con produzioni a basso costo di lavorazione, poca attenzione alle tematiche ambientali , disposte a ogni agevolazioni fiscale e di trattamento che certamente sono lontanissime dagli standard occidentali .
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Foto dell’autore: il terreno su cui sorge il moderno profilo industriale di Shangai era, fino agli anni 80, un palude disabitata dove le industrie poterono installarsi senza nessun problema.