Ancora una volta la Corea del nord minaccia una catastrofe. Il dittatore Kim Jong-un, terzo della sua dinastia, mette ancora una volta il paese in uno stato di estrema tensione. Si proclama lo stato di guerra si annuncia un attacco immediato, si parla di missili con armi atomiche pronte a colpire nemici capitalisti nel Sud Corea e soprattutto americani. Il paese intero è preso da una isteria collettiva e dovunque cortei di ogni categoria di cittadini sfilano urlando slogan infocati, si proclamano pronti a uccidere e a morire. In realtà il resto del mondo non pare molto preoccuparsi: nel Sud Corea la vita scorre come al solito, in USA nessun allarme, niente di nemmeno lontanamente paragonabile alla paranoia che prese gli americani per il terrorismo islamico. Tutti pensano che nulla di serio succederà e che prima o dopo tutto nella Corea del nord tornerà alla normalità fatta di miseria e oppressione.
Perchè allora queste incredibili manifestazioni della Corea del nord?
In effetti le motivazioni sono ben note. Il regime è una sorta di miscuglio fra tradizionalismo e comunismo, fondato su una incredibile divinizzazione del fondatore della regime, Kim Il Sung (nonno dell’attuale presidente Kim Jong-un) che viene definito il “presidente eterno” del paese, caso unico nella storia in cui un leader mantiene la sua carica anche dopo la morte. Il paese è sempre sull’orlo della carestia e ogni risorsa viene destinata all’esercito che proporzionalmente è il più numeroso del mondo.
E’ possibile mantenere un tale regime assurdo se il paese si trova in una situazione di estremo pericolo, di minaccia incombente e mortale? Poiché nessuno poi minaccia la Corea bisogna inventarsi un nemico, un assedio di nemici esterni e interni, una situazione di estrema emergenza con cui giustificare ogni cosa. D’altra parte la fallimentare economia della Corea del nord ha bisogno pure di aiuti, soprattutto alimentari, mentre la comunità internazionale mantiene il paese ai margini comminando sanzioni, di scarsa efficacia in verità.
La Corea del nord, minacciando la catastrofe, cerca di ottenere aiuti sia dall’Occidente, sia anche dal suo unico e sempre più imbarazzato alleato, la Cina, il cui atteggiamento, con il cambiamento quest’anno della leadership, non si sa quale possa essere.
D’altra parte la tensione sta andando pericolosamente oltre rispetto ai casi precedenti. Per la prima volta le autorità di frontiera nord coreane hanno rifiutato di consentire l’ingresso ai lavoratori sud-coreani che gestiscono congiuntamente a quelli del nord gli impianti di Kaesong che è un polmone economico di grande importanza per il nord stesso. L’esercito annuncia che ha avuto via libera per attaccare gli americani e che si appresta farlo. Gli americani cominciano un po’ a preoccuparsi. Si approntano i sistemi anti missili, si mobilitano truppe, aerei e flotta. Certamente la sproporzione di forze è enorme: tuttavia un missile ad armamento nucleare non potrebbe raggiunger certo l’America ma potrebbe colpire il Sud Corea, o anche la base americana di Guam. La Corea del nord sarebbe annullata ma nessuno vuole per nessuna ragione una guerra nucleare.
Ora tutta questa tensione al di là della volontà degli stessi coreani puo esplodere, semplicemente per un errore tecnico, semplicemente perché qualcuno, sotto pressione estrema, può perdere la testa e premere il pulsante che non deve essere premuto: già nel passato ci sono stati incidenti sanguinosi imprevisti.
Il gioco può essere molto pericoloso. Un fucile sempre pronto, con il dito sul grilletto, prima o dopo puo sparare anche da solo.
L’opinione pubblica mondiale sta prendendo coscienza del pericolo: ma così il Nord Corea sta raggiungendo il suo scopo vero: porsi come controparte, ottenere ascolto considerazione facilitazioni aiuti che possono ancora prolungare per un poco il regime sanguinario dei Kim.
(Foto propaganda del nord Corea : il pugno che si abbatterà sui nemici)