Folk Pop, Blues e Jazz: sono questi alcuni dei generi commistionati da un gruppo d’artisti che sta emergendo nel panorama musicale torinese, per la sua originalità e per la sua capacità di sorprendere piacevolmente lo spettatore.
Stiamo parlando del trio Vallarelli, Markone e Farfa. Li conoscete? Approfondite la loro conoscenza insieme a noi.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare la voce e la chitarra del gruppo: Flavio Vallarelli.
Chi sono i Vallarelli Markone Farfa?
I Vallarelli Markone Farfa siamo decisamente noi: Flavio Vallarelli chitarra e voce , Marko(ne) Barbieri contrabbasso e cori e Fabrizio Farfa(riello) percussioni. Come si può dedurre dai nostri nomi, per presentarci al pubblico abbiamo deciso di optare per la semplicità, perché molti di quelli che ci seguono non si ricordano il nome del nostro progetto, ma si ricordano di Noi, della nostra musica e delle nostre canzoni ed è questo quello che conta.
Anche su Facebook non abbiamo creato una pagina singola che ci rappresenti come gruppo, ma ognuno di noi ha voluto mantenere la propria identità personale: il nostro nome per quanto bislacco non ci ostacola per il momento.
Quale passione musicale vi accomuna e ha dato vita al trio?
La passione che ci accomuna è senz’altro quella per la musica pop. Per musica pop intendo un linguaggio musicale non per forza semplificato, ma comunque in grado di arrivare alla gente, di suscitare una reazione e di stupire, anche attraverso un nuovo mix di elementi già consolidati.
Secondo me e secondo noi la musica ha ancora tanto da dire e soprattutto in ambito pop, dove sono possibili miliardi di contaminazioni. Nello specifico durante le nostre esibizioni riusciamo a fondere con naturalezza una cadenza swing con il blues rock, il metal con il progressive e con qualche eco jazz, e limature classicheggianti con una voce soul. Tutto quello che abbiamo creato non è frutto di ricerche di mercato, ma una sintesi onesta e sincera della musica che ci piacerebbe ascoltare in radio e tv. In fin dei conti abbiamo ricreato un nostro genere ideale con tanto di crismi e scelte stilistiche ricorrenti, originali e taglienti pur mantenendo “orecchiabile” la struttura della canzone.
Chi si occupa della stesura dei pezzi?
I pezzi li scrivo e li arrangio principalmente io. Tuttavia i nostri pezzi sono frutto di un lavoro sinergico che ci permette di tirare fuori la personalità di un brano. Ultimamente ci siamo soffermati sulla “rilettura” della canzone pop d’amore italiana, nonché stiamo lavorando molto sui leitmotiv dei film: è una cosa estremamente stimolante, che ci permette di giocare in più modi con la struttura di un pezzo, creando fasi di sperimentazione pura e a tratti delirante.
Che cosa caratterizzano le vostre canzoni d’amore e non?
La canzone d’amore può essere una canzone dedica, una canzone triste, concupiscente, ma anche di odio e di sbeffeggio. Giochiamo molto su ogni tipologia di canzone senza rinunciare all’originalità e all’interpretazione. Abbiamo brani che enunciano con precisione la ricetta della canzone pop perfetta, brani che sottolineano il nostro stato di precarietà economico, politico, culturale senza farci mancare ragionamenti più introspettivi, a tratti “donchisciottiani”, tradotti da noi in un tragicomico valzer. Nascosti qua e la nei testi ci sono miriade di citazioni.
La cosa che più mi rende fiero di questo lavoro di cesellatura linguistica è il fatto che la parola e la musica si mescolano bene e diventano una cosa indispensabile l’una per l’altra. Musica sintassi e concetti si amalgamano generando spesso delle immagini nelle mente di chi ascolta ed è un grandissimo risultato per noi perché vuol dire che le canzoni arrivano all’ascoltatore e lo coinvolgono portandolo alla autoanalisi (!). Inoltre gran parte dei testi hanno più livelli di lettura come una vera matrioska. Questo ci ha dato lo spunto per un lavoro di dialogo con il pubblico durante ai nostri concerti. Stiamo ancora cercando di ampliare questa caratteristica e la nostra musica si sta avvicinando sempre di più con aspetti cabarettistici teatrali proprio per mantenere vivo il contatto con la gente. Ci piace molto provocare (a volte troppo…) ma siamo anche autoironici.
Quali sono i vostri obiettivi?
Il primo dei nostri obiettivi è quello di registrare il nostro primo disco. Partiremo dalla registrazione che abbiamo vinto attraverso il concorso di Legione Creativa che metteva in palio per i primi classificati una registrazione presso il Music Lab di Settimo Torinese. Poi punteremo a far crescere il progetto e presentarci in più serate possibili.