Mar. Mar 21st, 2023
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La fame non è solo un problema di produzione alimentare. La causa principale è la mancanza di accesso al cibo.

Lo spreco di milioni di tonnellate di cibo ogni anno nel mondo è una delle principali contraddizioni del mercato contemporaneo, in un mondo dove milioni di persone soffrono la fame.

Sui problemi della produzione alimentare e della fame nel mondo si è discusso a Roma in occasione della Conferenza dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), in programma dal 15 al 22 giugno 2013.

Il mondo produce già oggi cibo a sufficienza e la causa principale della fame è la mancanza di accesso al cibo, come ha detto il 15 giugno scorso, il premio Nobel Amartya Sen, durante la sua lectio magistralis in apertura della Conferenza Fao.

Papa Bergoglio, da parte sua, ricevendo i partecipanti alla 38.ma sessione della Fao, ha detto: è risaputo che la produzione attuale è sufficiente, “eppure ci sono milioni di persone che soffrono e muoiono di fame” e “questo costituisce un vero scandalo”.

“È necessario allora – ha detto il Pontefice – trovare i modi perché tutti possano beneficiare dei frutti della terra, non soltanto per evitare che si allarghi il divario tra chi più ha e chi deve accontentarsi delle briciole, ma anche e soprattutto per un’esigenza di giustizia e di equità e di rispetto verso ogni essere umano”.

Lo scandalo è ancora più grande se si considera che un terzo del cibo prodotto nel mondo per il consumo umano viene buttato o perso.

Si sprecano tra i 95 e 115 chilogrammi all’anno di cibo pro capite in Europa, nel Nord America e in Oceania, mentre nell’Africa sub-sahariana, nell’Asia meridionale e nel Sud-Est asiatico vengono gettati dai 6 agli 11 kg all’anno di cibo, sempre pro capite.

Anche se solo un quarto del cibo buttato potesse essere recuperato, sarebbe sufficiente a sfamare 900 milioni di persone che soffrono la fame.

La perdita del cibo si verifica soprattutto nelle fasi di produzione, raccolta, trasformazione e distribuzione, mentre gli sprechi di solito si verificano presso i rivenditori e i consumatori.

Quasi la metà di tutti gli sprechi, circa 300 milioni di tonnellate di cibo all’anno, sarebbero ancora idonee al consumo e potrebbero servire per sfamare coloro che soffrono la fame nel mondo.

Gettare via il cibo significa anche sprecare terreni, acqua, fertilizzanti, manodopera e produrre più emissioni di gas a effetto serra, provocati dalla decomposizione del cibo nelle discariche e dal suo trasporto.

“Siamo la prima generazione che può porre fine alla fame, che ha afflitto l’umanità fin dalla nascita della civiltà. Cerchiamo di cogliere questa opportunità”, ha detto il Direttore Generale della Fao, José Graziano da Silva, quando ha formalmente consegnato gli attestati di riconoscimento ai 38 Paesi che sono riusciti a dimezzare la fame, in anticipo rispetto al 2015, data stabilita dagli obiettivi internazionali.

La Fao si pone degli obiettivi…ma raggiungerli sembra quasi impossibile, perché spesso non c’è l’interesse a farlo.

Basterebbe, per usare le parole dette da quel genio che era Leibniz, sedersi a un tavolo e dire: calcoliamo. Poi agire di conseguenza, perché il rischio nel mondo contemporaneo è che ci si perda nelle parole e nelle buone intenzioni.

In un rapporto, alcuni anni fa, l’Onu aveva detto che per finanziare la fornitura dei servizi fondamentali a tutta l’umanità (istruzione, salute, acqua potabile, nutrizione) servirebbero appena 30-40 miliardi di dollari in più ogni anno.

L’economista Marco Zupi sostiene che è relativamente poco se si pensa che solo i “giapponesi spendono 35 miliardi all’anno in giochi ricreativi; gli europei 50 in sigarette, 105 in bevande alcoliche e 400 in droghe, 435 in pubblicità” (Cfr. Zupi Marco, Si può sconfiggere la povertà?, ed. Laterza).

Purtroppo, nonostante nel corso degli ultimi dieci anni, a livello mondiale, la fame sia diminuita, sono ancora 870 milioni le persone ancora sottonutrite, secondo l’ultimo rapporto FAO ‘Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo’ presentato a Roma nel corso della 38° Sessione della Conferenza Fao.

Circa il 15% della popolazione che soffre la fame vive nei paesi in via di sviluppo, mentre sarebbero circa 16 milioni le persone denutrite, che vivono nei paesi sviluppati.

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