Grande successo di pubblico e grandi, meritati applausi, sabato 9 settembre nell’incantevole e suggestivo scenario del “Castello Ursino” di Catania, per l’atto unico a firma Concetto Venti e Lucio Violino “L’ultima regina del sud”, regia di Lucio Violino, luci di Ségolène Le Contellec, fonica di Aldo Ciulla. Produzione del Teatro “L’Istrione”.
La scena è essenziale ed evoca una biblioteca con la proiezione delle scaffalature straripanti di testi e poi via via proiettando le varie figure ed ambientazioni evocative dei personaggi e degli eventi del periodo storico rappresentato. Una scrivania sulla sinistra dove una lampada accesa porta alla luce vari libri di testo impolverati. Tra questi, uno in particolare prenderà vita: la storia “volutamente ed ingiustamente” taciuta di Maria Sofia di Borbone, “L’ultima regina del sud”.
Facente parte della rassegna “estate in città 2017” al Castello Ursino, l’originale idea di Venti e Violino, ci fa conoscere un personaggio che ha avuto grande importanza nelle vicissitudini italiche che precedono la soffertissima unità d’Italia: parliamo di Maria Sofia di Borbone, moglie di Francesco II ultimo re del Regno delle due Sicilie. Nata nel 1841 da Massimiliano e Ludovica Wittensbarch, ramo della famiglia reale di Baviera e sorella della più nota Elisabetta (la principessa Sissi), durante la sua lunga vita, combattè e tramò contro i Savoia e divenne la Regina del Regno delle due Sicilie manifestando un grande amore e grande rispetto, pienamente ricambiato, per il popolo napoletano. La notte delle nozze ed anche in seguito non ebbe rapporti sessuali con il marito poiché soffriva di fimosi (e non solo).
Maria Sofia era avventurosa, stravagante, originale e senza “etichette”: amava l’equitazione, il nuoto, la scherma e poi, quando nacque la tecnica della fotografia ai suoi albori ne divenne una fervida appassionata tanto che, nel 1862 a Roma, ne fu vittima con le prime tecniche di fotomontaggio. Erano state distribuite in mezza Europa, fotografie che la ritraevano in pose scandalose di nudo: non si seppe mai chi furono gli organizzatori. Avendo lasciato Roma per raggiungere i genitori in Baviera, si accorse di essere incinta del conte belga Armand de Lawayss e partorirà a fine novembre due gemelline: Viola e Daisy. La prima fu presa in consegna dagli zii Henriette e Luigi di Baviera che le assegnano il nome di Maria Luisa; la seconda invece morirà bambina di tisi contratta dal padre, il conte Lawayss. In una lettera, la regina del sud racconta tutto al marito il quale le intima di far ritorno. La sua vita poteva aver termine in un quieto esilio ma la sua indole indomita la spingerà ad una spietata e tenace lotta contro gli odiatissimi Savoia che la porterà a frequentare e sovvenzionare subdoli e disonesti personaggi dai quali spesse volte venne raggirata.
Attraverso la conoscenza di Maria Sofia, il Risorgimento italiano acquista nuovi, inquietanti ma veri significati: lo Stato italiano è stato ed è una dittatura travestita da Repubblica che ha messo in ginocchio l’Italia meridionale e le isole uccidendo, fucilando, trucidando e seppellendo povera gente innocente insignita dal marchio infamante di “brigante”.
L’emozionante “mise en scène” al Castello Ursino di Catania è una sorta di trattato storico teatrale, un vero e proprio processo ad un periodo storico arcano, tumultuoso e sanguinoso attraverso la figura di una impavida regina. Un’attenta lettura del testo che di lei parla, riesce ad evocarla insieme a due personaggi importanti della sua esistenza.
L’attento e bramoso lettore in questione è il bravo attore ed autore, Concetto Venti. Adeguato, attento, pacato nel suo ruolo quasi di inquisitore della regina, il suo personaggio intende scardinare i vari aspetti dell’animo di una donna principalmente e poi di una regina dimenticata, umiliata da menzogne e scandali.
Il fedele segretario di Maria Sofia, Barcellona è il bravissimo ed istrionico attore, autore e regista Francesco Russo. La sua è un’interpretazione decisa, coerente, sferzante a tratti troppo ma giustamente schietta. Grande affetto e stima lo legano alla sua regina per la quale prova un senso elevatissimo di protezione.
L’impeccabile, emozionante, poliedrico attore, autore e regista Valerio Santi è in scena dapprima l’accanito lettore bibliotecario e poi l’innamorato, appassionato e sofferente conte belga Armand de Lawayss. Come in ogni sua interpretazione, è l’amore vero per il teatro che trasuda da ogni sua parola, un rispetto grandissimo per questa forma d’arte antica e nobile.
Maria Sofia di Borbone, l’ultima regina del sud ha lo splendido volto, l’intensa anima, l’immenso cuore della sublime attrice Marina La Placa. La sua intensità, la sua dignità scenica, la sua grande e naturale capacità di passare da uno stato d’animo ad un altro, commuove ed appassiona un pubblico attento scatenando emozioni ed applausi meritatissimi.
Bellissima ed appropriata la sorpresa finale: un personaggio della realtà si fonderà con uno di quelli evocati, superando la barriera del tempo e dello spazio.
Da sottolineare l’appropriato accostamento “esilio – emigrazione”: gli italiani hanno avuto il coraggio di avere pietà per i “sanguinari” Savoia e non averne affatto per gli emigranti, profughi scappati dalla guerra e dalla fame. L’Italia è lo stato dei “paradossi”, spesse volte “criminali”, senza umanità.
“L’ULTIMA REGINA DEL SUD” è un lavoro encomiabile frutto di studi e ricerche attente in onore di una “verità storica” taciuta per convenienza del potere.
Il Teatro è cultura, scoperta, sogno, evocazione.
Grandi applausi accompagnano i bravissimi, veri artisti nei camerini.
Alla prossima emozione.
Fotografie di Dino Stornello.