“Era il 1921 quando sei misteriosi, affascinanti personaggi occuparono in modo deciso il palcoscenico del teatro Valle di Roma. Lo conquistarono evocando il loro dramma e con la loro grandezza hanno segnato la storia del teatro italiano”: queste parole, tratte dalla brochure di sala, ci danno, in sintesi, la misura di quanto questo testo di Lugi Pirandello sia fondamentale nella storia del teatro del Novecento, uno dei suoi capolavori.
E ieri sera, coprodotto dal Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale e dal Teatro Stabile di Genova, è arrivato al Teatro della Corte di Genova per la regia di Luca De Fusco che ne ha dato una sua personale, originale rilettura mettendo a confronto teatro e cinema, sperimentando una contaminazione tra le due forme d’arte che ritengo assolutamente pertinente.
Il numeroso cast ha tre eccellenze, tre punte di diamante. In primis la commovente, vera Gaia Aprea nel difficile ruolo della Figliastra che interpreta con superba arte attoriale regalando emozioni e commozione ininterrotte. Insieme a lei l’inossidabile, bravissimo Eros Pagni nel ruolo del Padre che tratteggia in tutte le tonalità possibili: straordinario. E formidabile Paolo Serra che è il Direttore – Capocomico, semplicemente perfetto nel ruolo. Brava anche Federica Granata che dà vita alla Madre, una donna sofferente e vittima delle situazioni.
Concludo con le parole del regista “spero di indurre a una rilettura scenica e letteraria di un testo che parla ancora oggi alla nostra coscienza contemporanea e ci invita a farci le domande più importanti e terribili sulla natura, il significato, l’essenza stessa della nostra esistenza”: ci è riuscito perfettamente, complimenti e applausi ancora al suo cast e anche allo staff tecnico da lui diretto.
Si replica fino al 3 dicembre, non perdetevelo!