Ieri sera sono tornata, proprio come una rondine, nella città in cui ho iniziato, dieci anni fa, la mia carriera di recensora teatrale, Catania, ed è stata una serata di grandi emozioni sia perché sono stata avvolta dal calore delle amiche attrici e degli amici attori che avevo applaudito e recensito in quegli anni, sia perché ho assistito, in prima nazionale, nel Coro di Notte del monastero dei Benedettini, a uno spettacolo struggente ed emozionante: “La rondine” dello scrittore catalano Guillem Clua, tradotto da Martina Vannucci, adattato da Pino Tierno e perfettamente diretto da Francesco Randazzo.
Due i protagonisti a cui vanno i miei più calorosi complimenti e ancora tanti applausi: in primis al bravissimo Luigi Tabita che ha saputo caratterizzare, con una gestualità ad hoc ma, soprattutto, con una recitazione variegata e una voce perfettamente modulata Matteo, un giovane omosessuale sopravvissuto a una sparatoria in un locale gay, che va a trovare Marta, un’insegnante di canto, che si rivelerà poi non solo questo, interpretata dalla brava Lucia Sardo la quale vive un cambiamento graduale e inaspettato durante l’incontro che si rivela, per lei, uno spietato e doloroso percorso di crescita interiore, sottolineato anche con uno stile recitativo prima monocorde poi pieno di rabbia e passione.
“La rondine” volerà ancora fino al 6 maggio, lasciatevi commuovere dalla sua storia!