Ogni anno, è sempre il caso di ricordarlo, ricordare le sue memorie per non dimenticare ciò che deve assolutamente essere, un insegnamento per tutti, la storia del giovane Harry che come tanti, cercava una vita diversa e ricca di speranza venendo dalla Nigeria in Italia ed invece no. Ciò che ha trovato è stata la pace eterna.
Era Giugno del 2019 quando si è spento, nel suicidio di un dolore interiore che dal 2017 al 2019 non è mai stato trattato con la dovuta importanza e comprensione.
Lui ha scelto di morire, ha scelto il sonno eterno perché l’unica possibilità per trovare pace e riposo dal suo patimento che per lunghi anni lo ha logorato nelle sue crisi caratterizzate da momenti di pianto inconsolabile ed attimi di aggressività pericolosa per sé stesso e per gli altri.
Il suo triste epilogo è rimasto irrisolto e decisamente coronato dalla mancanza di volontà nel dargli un senso e la meritata attenzione di cui ogni essere umano dovrebbe godere come sacrosanto diritto umano, intoccabile per ognuno di noi.
Ciò non è accaduto, Harry si è suicidato e questo non lascia parole che possano rendergli Giustizia, ma solo tanto sgomento intorno a cui riflettere, e dovremmo riflettere in tanti, tantissimi.
Harry resta incastonato nel silenzio malinconico di un Alto Adige che lo ha accolto alle origini del 2017 quando la sua età anagrafica oscillava tra l’incertezza della minore e della maggiore età; quindi la sua storia resta collocata tra la città di Bolzano e Bressanone dove il giovane ragazzo infermo di disturbi psichici rimasti nell’ombra di un’ignoranza indifferente, ha vissuto il suo ultimo tempo, dopo il suo arrivo in Italia avendo affrontato come tanti altri esseri umani, il suo viaggio della Speranza, che lo ha invece portato alla morte.
Forse adesso riposa in pace ma il suo patimento, incompreso e latente è rimasto, per coloro che lo hanno conosciuto da vicino, un ricordo sofferente che merita giustizia e solo ricordarlo sarà un modo per rendergli un frammento di memoria e pace eterna.
La sua storia era iniziata tra le strade di Bolzano, in un centro di prima accoglienza collocato nella periferia della città, un Struttura per Profughi, di sesso maschile e già da quella collocazione, il suo malessere psichico si era lasciato intravedere ma trattato non di certo in modo considerevole.
Seguito mediocremente da una terapia farmacologica, il ragazzo viene trasferito poco dopo in un Centro di straordinaria accoglienza a Bressanone poiché ancora minorenne nella convinzione di molti.
Poco dopo, un improvviso certificato di nascita appare dal nulla così decretandolo maggiorenne e non più minore come lo si era valutato per mesi e mesi fino ad allora, è valutabile la possibilità di un ulteriore trasferimento in uno Sprar ma quasi nulla si muove.
Tutto vive nella più profonda illusione che qualcosa possa cambiare e rendere più vivibile e dignitosa la situazione medica di Harry.
Segue con estrema difficoltà ed irregolarità la cura farmacologica e nel frattempo ricoverato nel reparto psichiatrico con Tso presso l’ospedale di Bressanone.
“Era un bambino di 5 anni”, con dei deficit intellettivi, così viene riconosciuto dai medici del reparto; le sue crisi di pianto inconsolabile ed i suoi tratti di aggressività proseguivano considerandolo un essere da cui prendere le distanze nella vita esterna.
Verrà accusato di stupro verso un’ operatrice del centro di Bressanone dove in attesa di trasferimento era accolto ed è così che nonostante il tutto, viene arrestato e nel frattempo arriva la decisione negativa da parte della CT di Verona rispetto alla sua richiesta asilo, verso cui non fa ricorso.
La storia di Harry è una storia che possiamo definire dimenticata, la sua accoglienza in Italia non è stata una vera accoglienza finalizzata all’integrazione bensì all’abbandono.
Era un ragazzo solo in apparenza, grande e robusto ma il suo cuore e la sua mente erano rimasti ai tempi dell’infanzia, un’infanzia forse mai vissuta o traumatizzata da episodi che lo hanno condotto al dramma del delirio.
Esce dal carcere e finisce per circa un mese in strada e da quel momento, riceve decreto di espulsione che lo vede trasferito presso il Cpr di Restinco dove nel frattempo un avvocato affidatogli, prepara la documentazione per fare ricorso alla decisione da parte della Commissione Territoriale; parallelamente nessun medico lo visita e si prende cura del suo caso. Harry continua a vivere ma ancora per poco, fino a quella maledetta notte in cui la sua vita si interrompe.
Ultimi respiri: il dramma incombe sulla sua anima inferma.
Nella notte tra l’1 ed il 2 Giugno 2019, Harry si toglie la vita, mentre i suoi compagni pregano; nella solitudine e disperazione del suo mondo buio e sconosciuto, si uccide ed aveva appena 20 anni ed oggi lo raccontiamo, come un dramma, come un caso come altri di mala accoglienza intorno al quale, ancora oggi, le responsabilità vacillano tra incertezza e dubbi.
Questa morte è un episodio assolutamente ingiusto che non dà pace a chi lo ha conosciuto, a chi ha cercato di comprenderlo e orientarlo verso qualcuno e qualcosa che avrebbe avuto mezzi e strumenti per poterlo aiutare in modo dignitosamente umano e medico. Non è stato così ed Harry è andato via volando in cielo. Un giovane angelo per cui preghiamo nella speranza che possa trovare un itinerario migliore, come quello che probabilmente era intenzionato a cercare in questo paese trovando in alternativa la morte, feroce ed accanita. Sono passati due anni e mezzo ma, questa storia non deve essere dimenticata.
