Da eccezione quale erano, strumenti relativamente nuovi come lo smart working, i colloqui da remoto e l’automatizzazione dei processi di recruiting sono oggi la regola. Parallelamente, in scia all’emergenza pandemica, l’eRecruiting sta diventando la nuova normalità.
Da circa un anno e mezzo a questa parte, le imprese italiane stanno affrontando un cambiamento profondo e irreversibile. Un cambiamento che coinvolge più o meno tutti i processi e i comparti aziendali, compresa l’area HR. Questo perché la pandemia di coronavirus ha di fatto stravolto l’organizzazione e le modalità di lavoro, spingendo sull’acceleratore della digitalizzazione.
Alcuni strumenti di lavoro e di ricerca del personale sono diventati progressivamente una pratica di lavoro consolidata. Si pensi allo smart working, all’hybrid work (il modello che coniuga il tradizionale lavoro in presenza e quello a distanza) o ai colloqui da remoto tramite videochiamata. A questo proposito, è significativo osservare che, nel solo settembre 2020, il ricorso ai video colloqui è più che triplicato rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
E non è quindi un caso che, proprio durante il primo e più duro lockdown, sul mercato italiano si sia affacciata la prima agenzia per il lavoro a trazione 100% digitale. Si tratta di Jobtech, società di ricerca e selezione del personale che applica le tecnologie più avanzate – come ad esempio l’intelligenza artificiale – per rendere più veloci ed efficaci i processi di recruiting.
Strumenti come le chat bot, le video call e l’automatizzazione delle attività di sourcing e screening dei curricula consentono agli eRecruiter di soddisfare in tempi rapidi le richieste delle aziende che si rivolgono a loro per trovare nuovi talenti e manodopera specializzata. Dal momento che un gran numero di attività sono automatizzate, i selezionatori hanno più tempo da dedicare ai colloqui one-to-one, effettuati rigorosamente da remoto, durante i quali valutare le reali competenze e motivazioni dei candidati.
Con le nuove tecnologie che fanno prepotentemente ingresso nel mondo del lavoro, cambiano di conseguenza anche le soft e hard skill richieste ai nuovi professionisti e ai dipendenti delle aziende. I team deputati alla gestione delle risorse umane devono quindi concentrare maggiori energie sulla formazione e sull’aggiornamento del personale. Con le imprese sempre più orientate al digitale e all’informatizzazione dei servizi, sono necessarie competenze digitali e flessibilità, indispensabile per capire e interpretare il grande cambiamento che sta investendo il mondo delle professioni e quello delle risorse umane.
