La crisi attuale in Ucraina è il risultato di una guerra di vaste dimensioni e oltre confine. L’operazione speciale russa e la controffensiva ucraina scavalcano la mera frontiera fisica e concentrano gli scontri anche nel digitale. Il violento conflitto su più fronti non risparmia l’online, acceso da costanti cyber minacce nei paesi belligeranti tra attacchi hacker delle istituzioni e social media in escandescenza.
Il ruolo delle criptovalute nella cyber guerra
Non solo attacchi informatici, la guerra in Ucraina si è contraddistinta soprattutto per l’adozione di nuovi metodi figli della recente innovazione tecnologica. Oltre alle cyber minacce, basti pensare all’operazione Russia lanciata dal gruppo Anonymous, collettivo internazionale di hacktivisti (combinazione morfologica di hacker e attivisti) o agli attacchi informatici di Mosca per isolare Kiev e la sua popolazione, la crisi russo-ucraina si distingue dalle altre guerre anche per la condivisione delle ultime novità nel campo informatico.
Una nuova tecnologia digitale condivisa sia da cittadini ucraini sia dagli oligarchi russi, è l’avvicinamento al mondo delle criptovalute. L’adozione comune delle monete digitali è conseguente all’inevitabile caduta del rublo, ai blocchi e alle minacce degli istituti bancari da parte del Cremlino e, soprattutto, alle pesanti sanzioni imposte dall’Occidente. In tale contesto, i nuovi asset digitali rappresentano un bene che, nonostante il carattere virtuale, garantisce una maggiore sicurezza economico-finanziaria rispetto all’alternativa reale.
Secondo quanto riportano i dati, i tokens digitali rappresentano infatti validi metodi di tutela dei risparmi agli occhi della popolazione ucraina e del Paese stesso, a cui sono stati versati oltre 100 milioni di dollari in donazioni nelle ultime settimane; ma non solo. Anche dall’altra parte della frontiera le criptovalute sono considerate una valida strategia per tutelare i propri risparmi, protetti dalla svalutazione della moneta locale, nonché ottimi metodi di raggiro dei dazi occidentali.
Criptovalute per aggirare le sanzioni: è davvero così semplice?
L’utilizzo delle criptovalute come metodo di raggiro delle sanzioni internazionali presenta, tuttavia, numerose complicazioni. Se si guarda a una prospettiva generale, all’adozione condivisa delle criptovalute potrebbe conseguire la creazione di un mercato deregolamentato; in più, la volatilità dei valori e l’imprevedibilità dei movimenti degli asset digitali potrebbe con alta probabilità far esplodere tale mercato.
Come terzo punto, la possibilità di aggirare i dazi risulta davvero inattuabile sul piano reale. A confermarlo è anche l’exchange Coinbase: il mondo delle criptovalute è in costante aggiornamento per evitare che le stesse siano utilizzate essenzialmente come metodo di raggiro delle sanzioni imposte dall’Occidente. Le transazioni, infatti, sono oggi tracciabili e permanenti. Inoltre, come riportano alcune guide sul servizio, per l’accesso a Coinbase sono richiesti documenti e informazioni accertate e verificate, pena il rischio di blocco definitivo dell’account considerato illecito.
Le illegalità sono pertanto di facile individuazione da parte dei gestori cripto, costantemente all’attivo per bloccare ogni forma di illegalità o attività illecita. Gli ultimi dati relativi al monitoraggio di Coinbase confermano la chiusura di circa 30mila account nell’ultimo periodo: i profili risultavano essere sospetti o comunque riconducibili ad aziende o persone russe impegnate in attività indebite. Seppur nella consapevolezza che qualsivoglia barriera potrebbe essere superata, Coinbase, così come altre piattaforme cripto, ha apertamente manifestato l’impegno al fianco delle forze dell’ordine nella lotta finalizzata a disincentivare gli utilizzi illeciti delle criptovalute.