Il fatto che in Afganistan vi siano truppe della NATO fa sì che in Occidente si pensi ai talebani come un fatto proprio di quel paese: in realtà, probabilmente, la battaglia decisiva contro i fondamentalisti islamici, i cosiddetti talebani, si combatte in Pakistan, dove infatti parte del territorio è sotto il loro completo controllo. Fino ad ora l’esercito pakistano si è limitato ad operazioni ai margini senza entrare in profondità ma, secondo il “The time of India” che cita fonti militari pakistane, l’esercito è ormai pronto ad aprire una campagna nei prossimi giorni contro la principale roccaforte dei talebani, nelle aree tribali del Waziristan, con una offensiva preparata accuratamente da mesi.
Le fonti militari prevedono una dura resistenza nella zona, che è l’epicentro del regime dei talebani in Pakistan e anche una base fondamentale per al-Qaeda.
“Qui è dove ci sarà la lotta più dura di tutte le battaglie”, ha detto un portavoce dell’esercito. I militari ormai sono pronti a rientrare nella zona, dopo aver deciso che non si può aspettare più. “Se non attacchiamo ora, saranno loro ad attaccare noi”.
Nelle due precedenti operazioni in Waziristan l’esercito finì con il fermarsi e fu costretto a chiedere una tregua stipulando una serie di accordi che, alla fine, hanno rafforzato i talebani.
Due tentativi infatti nel 2004 e nel 2005 portarono a un accordo di pace con Baitullah Mehsud, il capo dei talebani pakistani. Ma gli accordi non sono mai state rispettati e hanno permesso ai talebani di rafforzarsi e consolidare il loro controllo sulla regione.
Alla fine di gennaio 2008, l’esercito ha lanciato un’altra operazione, denominata “Zalzala” (terremoto), con l’obiettivo dichiarato di scacciare Mehsud. Solo 12 giorni più tardi, le autorità erano costrette a cercare l’accordo ancora una volta.
Il fallimento della operazione militare incoraggiò i talebani a estendere il proprio controllo sulla regione.
L’esercito spera che le cose saranno differenti questa volta, dopo aver preso le roccaforti in altri settori: nel Bajaur, poi in Mohmand, e, più recentemente, nella Valle di Swat. Forse più importante è stata l’eliminazione di Mehsud, ad opera di un drone americano che ha messo in forse la unita delle milizie talebane pakistane.
Dal mese di giugno, il Waziristan è stato soggetto a un blocco, con migliaia di soldati dell’esercito attestati ai margini della zona, in attesa dell’ordine di avanzare.
Il capo dell’esercito pakistano, il generale Ashfaq Parvez Kayani, ha definito Waziristan come un buco nero nel quale è necessario entrare.
Un gran numero di civili sono già trasferiti altrove per dare all’esercito la possibilità di muoversi liberamente.
Tutti concordano sul fatto che la battaglia sarà aspra. Ci si domanda se l’esercito sarà in grado di mantenere il controllo sul territorio e sostenere le operazioni in un terreno difficile e insidioso, dove nevica fin da novembre.
I miliziani non solo hanno il vantaggio della conoscenza dei luoghi, ma è rinforzato da elementi stranieri, in particolare uzbeki, che hanno reputazione di combattenti feroci.
Poi c’è la rete di Haqqani, che utilizza l’area come base per le sue operazioni in Afghanistan, e vi è al-Qaida. “Sapranno difendere la loro base fino all’ultimo”, dice una fonte militare.
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Talebani nel Pakistan: da “The times of India”