Mercoledì 14 Aprile 2010 alle ore 21 al Teatro Vitaliano Brancati di Catania debutta “Classe di ferro” di Aldo Nicolaj, protagonisti Tuccio Musumeci, Marcello Perracchio e Alessandra Cacialli, la regia è di Nicasio Anzelmo e le musiche originali sono di Matteo Musumeci.
La prima rappresentazione italiana risale al 1974; da allora un susseguirsi di successi per uno spettacolo che si presenta come un’estrema ricerca di una nuova terra promessa, un protendersi verso un ricordo nostalgico di una gioventù passata e sempre rimpianta.
Due anziani, Libero Bocca (Tuccio Musumeci) e Luigi La Paglia (Marcello Perracchio) nella noia giornaliera della loro esistenza di gesti e azioni ripetute oramai da anni, uniti dalla miseria della loro vita affettiva, soli e trascurati dalle loro famiglie, diventano amici dopo essersi incontrati, casualmente, nel parco dove trascorrono le loro giornate. Seduti sulla panchina di quel parco iniziano a confidarsi nostalgie, gioie del passato e quotidiani dispiaceri e su quella stessa panchina si incontrano e si scontrano con le loro idee e soprattutto con le loro paure, prima fra tutte quella di finire rinchiusi in un ospizio. Ed è proprio per la certezza di essere rinchiuso in un ospizio che scatta in uno la disperazione e la ribellione, nell’altro la solidarietà per l’amico. Decidono così di fuggire con i loro risparmi creandosi mentalmente un mondo fantastico in cui la loro età non ha più confini. I loro due caratteri differenti, più schivo il primo, più socievole il secondo, elemento di scontro nel confronto inevitabile sulla visione della vita, li porta però, nella difficoltà, a unirsi per lo scopo comune di ritrovare la libertà perduta. Tra i due si staglia la figura di un’anziana maestra, Ambra (Alessandra Cacialli), verso la quale indirizzano la loro misogina complicità che amalgama e divide, in una continua provocazione, i loro discorsi diluiti nel tempo trascorso sempre seduti su quella panchina.
Uno spettacolo “leggero”, tra l’ironia e l’amara comicità; il canto di due esseri umani a cui si aggiunge una figura femminile nella loro stessa condizione di estrema solitudine che cercano di riscattare la propria vita, ridando dignità alle loro memorie di uomini.
Le scene e i costumi sono firmati da Giuseppe Andolfo e realizzati a cura del Laboratorio di scenografia del Teatro della Città. Una produzione Teatro della Città.