Dalla città di Dharamsala (India) nella quale risiede ufficialmente dopo la fuga dal Tibet il Dalai Lama ha annunciato che entro sei mesi si ritirerebbe dalla vita pubblica sperando cosi di poter tornare da privato cittadino a morire nella sua patria.
In realtà la singolarissima credenza religiosa sulla quale si basa la sua autorità rende molto problematica la sua andata “in pensione”, come hanno titolato i giornali di tutto il mondo. Infatti Il Dalai Lama non è né carica elettiva né ereditaria: alla morte di un Dalai Lama una commissione di indovini cerca il bambino in cui l’anima del defunto si sarebbe reincarnata. Pertanto il Dalai Lama sarebbe da 14 generazioni sempre la stessa persona incarnata in corpi diversi. Per questo non può ritirarsi semplicemente a vita privata come qualunque altro leader della terra con la conseguente designazione di un successore: se non muore, evidentemente, la sua anima non può reincarnarsi.
In questo contesto che significa questo annuncio di ritiro? Potrebbe essere l’implicito abbandono di questa pretesa di eternità, di reincarnazione e quindi il passaggio a una designazione come per qualunque altra autorità della terra. Interrogato su questo punto, se egli sarebbe stato l’ultimo dei Dalai Lama reincarnato, ha risposto alquanto evasivamente: ammette che la sua anima possa reincarnarsi in qualche altro bambino ma anche che l’autorità potrebbe passare comunque ad altra persona che non sarebbe la sua reincarnazione.
Ci si orienta per la nomina di un coadiutore, di un “vice” che alla sua morte erediterebbe la sua autorità e che nel frattempo la gestirebbe in suo nome.
In pratica il Dalai Lama ha già delegato tutta la gestione politica al parlamento di Dharamsala: egli resta solo la figura simbolica conosciuta e rispettata in tutto il mondo.
Le autorità cinesi riconoscono come capo spirituale dei tibetani il Panchem Lama: questi secondo la tradizione è la seconda autorità religiosa del Tibet. Quando il Dalai Lama fuggì, egli rimase invece nel Tibet sperando di mediare con i cinesi: alla sua morte, pero, i cinesi fecero sparire il bambino riconosciuto come la sua reincarnazione e nominarono tale un altro bambino che pare non appartenga nemmeno alla etnia tibetana e scelto del tutto arbitrariamente.
Il Dalai Lama quindi probabilmente vuole evitare che alla sua morte, non riconoscendosi più un successore legittimo, la sua autorità passi al Panchem Lama di nomina cinese.
In ogni caso quello che pare profilarsi è che l’antica tradizione della reincarnazione del supremo capo politico e religioso del Tibet finirà con l’attuale Dalai Lama: troppo difficile mantenere una tale credenza nel mondo moderno.
Vedi anche: Il Panchem Lama, chi è costui? (https://www.italianotizie.it/?p=12118 )
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Foto da Karmapa, sito del Dalai Lama: il parlamento tibetano.