Le proteste in Algeria e in Tunisia che sono sfociate in gravissimi scontri con la polizia hanno provocato almeno una ventina di vittime e non sembra che si vadano spegnendo.
Al contrario di altri avvenimenti del Medio Oriente che si originano da complicati tensioni religiose difficilmente comprensibili a un Occidentale (come la strage dei copti) questi disordini nascono da motivazioni che purtroppo si fanno sempre piu comuni anche nella nostra società.
La protesta nasce occasionalmente dall’aumento di alcuni generi di prima necessita che rendono difficile a molti l’acquisto del necessario per mangiare, per preparare il cuscus che da queste parti sostituisce la nostra pasta: insomma il problema della quarta settimana, diremmo in Italia.
Eppure gli stati del Magreb rispetto agli altri paesi arabi hanno un reddito pro capite nettamene superiore ma mancano prospettive soprattutto per i giovani specie se istruiti.
Il caso di Mohamed Bou’aziz, il giovane tunisino che si è dato fuoco il 17 dicembre, sta emergendo come un simbolo della condizione di milioni di giovani che lottano per migliorare le loro condizioni di vita. Come molti in tutto il mondo arabo, Bou’aziz, che ora è in cura per gravi ustioni, ha scoperto che la laurea non era sufficiente a garantire un lavoro dignitoso. Si riduce a vendere frutta per vivere, ma quando la polizia gli ha sequestrato il carrettino delle vendite si è dato fuoco innescando una serie di proteste in tutta la Tunisia.
Le radici della rivolta si trovano in una combinazione esplosiva di povertà, disoccupazione e repressione politica, tre caratteristiche della maggior parte delle società arabe.
Nella maggior parte dei paesi arabi i giovani costituiscono il 50 per cento dei disoccupati – il più alto tasso al mondo mentre il tasso di povertà resta elevato, fino a raggiungere il 40 per cento in media e, peggio ancora, la regione non ha visto alcuna diminuzione nei tassi di povertà negli ultimi 20 anni.
Nella maggior parte dei paesi arabi corruzione, nepotismo e inefficienza hanno ulteriormente aggravato l’impatto dei processi di privatizzazione ispirate dal FMI con misure di austerità e la riduzione o abolizione delle sovvenzioni del governo sui prodotti alimentari e del carburante che hanno spinto alla disperazione i ceti più poveri. Dagli anni ’90, l’economia neo-liberista è diventato più radicata nelle società arabe, producendo una nuova élite di ricchi giovani imprenditori capitalisti ma inducendo il malcontento tra le masse.
Come si vede , si tratta di fenomeni che si vanno manifestando anche in Italia: speriamo di non dover arrivare anche noi alla” rivolta della pasta”.
—————————
Foto dei disordini, da al Jazeera.