Bisogna essere fiorentini doc per apprezzare al meglio “La beffa del grasso legnaiuolo”, uno spettacolo che Angelo Savelli ha creato attingendo ad alcuni testi fiorentini del Quattrocento e che è arrivato sulle tavole del teatro di Rifredi, dove rimarrà fino 5 gennaio, dopo l’anteprima della scorsa estate al festival di Radicondoli e le repliche nel suggestivo scenario del Cortile del Bargello; la regia è di Andrea Bruno Savelli, gli elementi scenici di Gianni Calosi e le luci di Henry Banzi.
Un cast tutto al maschile per una beffa feroce che richiama subito alla mente sia Boccaccio e il suo Decameron che Monicelli con Amici miei; vittima designata di questa beffa è Carlo Monni, malinconico e lunare, un falegname intarsiatore a cui fanno credere di essere un’altra persona, un certo Matteo, un piccolo delinquente, ma che alla fine avrà il suo meritato riscatto: il richiamo al pirandelliano “uno, nessuno e centomila” pervade l’intera vicenda.
Attori di questa burla crudele sono i bravi Lorenzo Bolognesi nel ruolo di Donatello, Ludovico Fededegni in quello di Filippo Rucellai, Leonardo Paoli che è Iacopo e Andrea Bruno Savelli – Filippo Brunelleschi, chiamato affettuosamente Pippo, furbo e perfido autore della burla.
Un complimento e un applauso a parte meritano Massimo Grigò nel duplice ruolo del narratore, elegante e raffinato, Pippo Spano, un fiorentino emigrato in Ungheria e che aiuterà il legnaiuolo a trovare la sua meritata fortuna, e del frate complice della burla, straordinario; e Massimiliano Galligani che interpreta il fratello del falso Matteo, segaligno e simpaticissimo davvero.