Nel secolo scorso in tutto il mondo si sono succedute incessantemente rivoluzioni di destra e di sinistra, controrivoluzioni, colpi di stato, guerriglie, repressioni sanguinose: i morti si sono contati a milioni, forse a centinaia di milioni. Eppure nessuna di esse ha avuto successo tranne una sola, pacifica: quella guidata da Deng Xiaoping fra il 1976 e 1994 in Cina. Si tratta di una vera rivoluzione perchè essa, in una accanita, drammatica lotta durata quasi due decenni, ha capovolto completamente l’assetto economico politico creato da Mao Zedong.
Con essa la Cina è uscita dal sottosviluppo, ha raggiunto tassi di sviluppo altissimi e costanti che la porteranno a riprendere il posto centrale nel mondo che aveva avuto fino al 1700 contendendo agli Occidentali il primato economico, scientifico e civile che essi avevano ormai da più di due secoli: il mondo ne risulta cambiato profondamente, anche se non possiamo prevedere gli sviluppi.
Trent’anni fa, Deng Xiaoping ha fissato una previsione economica che allora sembrava incredibile: 70 anni di politica per trasformare la Cina in una economia avanzata. Tuttavia, gli obiettivi per i suoi primi 30 anni sono già stati ampiamente superati.
I risultati economici della Cina sono certamente i più straordinari nella storia del mondo: nessun grande paese ha mai raggiunto un aumento del PIL pro capite del 8,5 % annuo per oltre tre decenni. Cosi la Cina ha tolto 630 milioni di persone dalla povertà definita secondo il livello internazionale : il contributo maggiore al benessere umano in qualsiasi paese in qualsiasi tempo.
“Ci diamo 20 anni”,diceva Deng -“dal 1981 fino alla fine del secolo, di quadruplicare il nostro PIL e raggiungere la prosperità relativa Entro la metà del prossimo secolo speriamo di raggiungere il livello dei paesi moderatamente sviluppati. ”
L’obiettivo di Deng era che dalla metà del 21 ° secolo la Cina avrebbe un PIL pari agli Stati Uniti.
Ma la Cina ha già superato anche le previsioni di Deng del suo tasso complessivo di sviluppo. Recenti calcoli del Fondo Monetario Internazionale dicono che a prezzi comparabili a livello internazionale, l’economia cinese sarà grande come quella degli Stati Uniti nel 2016. A tassi di cambio di mercato, il PIL della Cina sarà probabilmente pari a quello degli Stati Uniti nel 2019.
Si ritiene che la politica della Cina per raggiungere tali straordinari successi economici sia puramente pragmatica secondo il famoso detto di Deng che non importa se il gatto sia nero o bianco purchè acchiappi il topo.
Ma bisogna considerare pure che un paese non può ottenere la crescita più rapida al mondo per 30 anni senza un visione economica di fondo. La Cina ha respinto la terapia d’urto liberista che si è rivelata una catastrofe nella ex Unione Sovietica. L’obiettivo è stato di creare quello che i cinesi definiscono ufficialmente una “economia socialista di mercato”: una economia cioè liberista (capitalista, ma i cinesi non userebbero mai questo termine) ma guidata dallo stato La Cina ha cosi abbandonato una economia pianificata, aprendosi al mondo e adottato sempre di più le istituzioni di un’economia di mercato il che ha fornito stabilità alla politica economica.
L’istituzione di una borsa nel 1990, l’aggiunta di un Nasdaq in stile start-up di scambio nel 2009, l’espansione e la crescente sofisticazione del sistema bancario cinese e la crescente internazionalizzazione della valuta cinese sono i segni tangibili di tutto questo.
Ma lo Stato, pur non amministrando più l’economia, rimane abbastanza potente per rispondere alla crisi e mantenere la crescita economica – come indicato nel pacchetto 586 miliardi dollari stimolo che riuscita a mantenere lo slancio economico della Cina durante la crisi finanziaria internazionale. L’enorme afflusso di investimenti stranieri mostra come accogliere questa stabilità e di crescita è quello di società estere.
Se la previsioni di Deng Xiaoping sembravano utopistiche la realtà economica della Cina invece le ha superate.
Foto dell’autore: Shangai di notte