La pratica del “mindfulness”(consapevolezza) cambia l’organizzazione del cervello, secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Montreal.
Coloro che fanno questo tipo di meditazione imparano nella loro pratica a consentire alle sensazioni, alle emozioni e agli stati d’animo di affiorare senza resistere. Essi cercano semplicemente di essere nel momento presente.
Diversi studi hanno dimostrato che questo tipo di meditazione può essere utile a lungo termine per la stabilità emotiva e, pertanto, per dei disturbi come l’ansia e la depressione.
Adesso, una nuova ricerca ha mostrato che il cervello delle persone con lunga esperienza di meditazione, è diverso, non solo quando medita, ma anche a riposo.
Le differenze a livello cerebrale indicherebbero che la meditazione favorisce la concentrazione e il pensiero obiettivo su se stessi.
“Abbiamo studiato il cervello di 13 seguaci della meditazione con più di 1000 ore di formazione e quello di 11 principianti,” ha detto Véronique Taylor, autore principale della ricerca.
I partecipanti sono stati sottoposti per pochi minuti alla risonanza magnetica funzionale, mentre era stato loro chiesto di non fare niente.
Con queste analisi i ricercatori hanno studiato nel cervello un insieme di regioni che si attivano a riposo, quando la persona non fa nessuna attività particolare e che sono associate ai sogni e ai pensieri su di sé.
Dalla bassa sincronizzazione tra la corteccia prefrontale ventromediale e quella dorso-mediale è emerso che le persone che meditano pensano a se stessi più oggettivamente.
Nei partecipanti, maggiore era l’esperienza nella meditazione, più la connessione era debole.
Questi stessi soggetti avevano anche una sincronizzazione più forte tra le aree che convergono verso il lobo parietale destro, una zona conosciuta perché ha un ruolo chiave nell’attenzione.
I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience Advance Access.