Gli avvenimenti che si stanno succedendo a piazza Taskim a Istanbul appaiono molto simili a quelli che pochi mesi fa avvennero a piazza Tahir al Cairo.
In tutti e due i casi si tratta di una delle tante rivoluzioni colorate che si sono succedute dell’inizio del terzo millennio. Non più azioni di terrorismo. di guerriglia ed attacco armato ai vari palazzi del potere che vengono invece circondati da grandi folle di cittadini festanti, senza armi che si riconoscono adottando come simbolo un colore o un fiore.
L’azione della folla non è violenta e anche se vi sono poi delle vittime negli scontri con le forze dell’ordine o con gli oppositori. Tuttavia non sono le armi a definire l’esito degli avvenimenti come avveniva invece nelle rivoluzione del ’900. A un certo punto, se queste manifestazioni riescono ad avere l’appoggio della maggioranza dei cittadini, anche l’esercito si ritira o passa dalla parte dei dimostranti.
In questo nuovo tipo di rivoluzione internet gioca un ruolo essenziale come mezzo di richiamo e di aggregazione sostituendo quindi la comunicazioni radio televisive che sono, in genere, in mano al potere.
In tutti e due i casi il motivo scatenante è occasionale: per Istanbul la costruzioni nel Gezi Parrk , in Egitto gli esiti di una partita di calcio: ad esse corrispondono eccessi della polizia e quindi le dimostrazioni si estendono ampiamente, a macchia di leopardo, in tutta la nazione.
In tutte e due i casi anche le tendenze degli attori politici sono le stessi. Da una parte un presidente e un governo democraticamente eletto, Erdogan in Turchia e Morsi in Egitto, che rappresentano tendenze religiose islamiche, sia pure non estremiste mentre dall’altro folle, soprattutto giovanili, di ispirazione genericamente laiche che tuttavia non si riconoscono in un partito di forma tradizionale.
Il contrasto quindi è fra ispirazione religiosa e laicismo: laicismo, non ateismo che è marginale in tutto il mondo islamico a differenza dell’Occidente in cui i praticanti effettivi del cristianesimo non vanno, in genere, oltre il 20 % della popolazione
In tutte e due le nazioni abbiamo una tradizione laica molto radicata. In Turchia il laicismo, molto duro e intransigente, costituiva elemento essenziale dello stato instaurata da Kemal Ataturk, fondatore della repubblica che volle modernizzare la Turchia con la separazione netta, assoluta, fra religione e stato. Solo dall’inizio di questo millennio i partiti di ispirazione religiosa hanno potuto partecipare e vincere le elezioni. Lo stesso Erdogan è stato in prigione per essere esponente di un partito religioso quando questo era vietato.
In Egitto il laicismo è stato molto meno radicale. E’ stato però elemento essenziale del regime di Nasser, che poi è durato fino alla caduta di Mubarak: alle elezioni poi ha vinto, non senza violenti contrasti, il presidente Morsi esponente dei Fratelli Mussulmani.
Ciò però che rende molto diverse le due situazioni è lo situazione economica. Da dieci anni, cioè da quando governa Erdogan, la Turchia ha avuto un grande boom economico e la sua crescita è andata in media non molto lontana da quella mitica della Cina, intorno all’8% annuo.
In Egitto invece non vi è stato alcun progresso economico dalla caduta di Mubarak, anzi l’economia ha subito un tracollo nel suo settore piu produttivo, il turismo per la instabilità generale. Ora i popoli danno merito e demerito dei risultati ai governi che si si trovavano a governare, non importa poi se effettivamente meriti e demeriti vadano veramente ascritti ai governi e non al contesto generale.
Per questo la forza di Erdogan è molto più grande di quella di Morsi.
E infatti Erdogan non intende cedere, nemmeno un po’, ai dimostranti. Il vice-presidente ha riconosciuto gli eccessi della polizia ma Erdogan non ne ha fatto cenno. Non ha nemmeno interrotto la sua visita di stato nei paesi del Magreb: da lì invece ha detto che il suo governo andrà avanti per il Gezi park, che i dimostranti sono dalla stessa parte dei terroristi che hanno insanguinato la Turchia con i loro attentati. Erdogan affronta quindi direttamente, senza la minima esitazione o debolezza, i manifestanti sicuro di poter ristabilire la propria autorità.
Il modello turco è l’unico modello democratico consolidato nel mondo islamico e ad esso si stanno ispirando i regimi nati dalla Primavera Araba: un suo collasso sarebbe esiziale per il processo democratico nell’ambito islamico.