Mer. Mar 22nd, 2023
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Il 26 e 27 maggio si terranno le elezioni presidenziali in Egitto. Sono in corsa due canditati: Abdel Fattah el-Sisi,  espressione dell’esercito, largamente favorito, e Hamdeen Sabbahi, che si proclama socialista nasseriano. La Fratellanza Musulmana è stata violentemente eliminata dalla politica egiziana e dichiara ovviamente  che  il processo elettorale in corso è una farsa.
Vediamo i due concorrenti.
Sisi, militare di carriera, ha capeggiato nel luglio 2013 il colpo di stato contro l’allora presidente Mohamed Morsi e la Fratellanza e da allora ha fatto ogni sforzo  per eliminare la Fratellanza dalla vita politica. Il suo regime si è  impegnato in una guerra contro il terrorismo dei gruppi estremisti nella penisola del Sinai e altrove, puntando molto  contr  la Fratellanza che ha ripetutamente denunciato il terrorismo e non è stato collegata da prove a nessuno degli attentati recenti in Egitto. La Fratellanza è stata sciolta, i suoi  beni confiscati, dichiarata fuori legge come organizzazione terroristica.
Anche se dopo il colpo di stato Sisi lo aveva escluso, in marzo ha annunciato di candidarsi per la presidenza, a suo dire, nell’interesse superiore dell’Egitto.
Sisi non ha presentato un programma preciso, ma tutto fa supporre che intenda mantenere inalterato il controllo  sull’Egitto dell’esercito  che dovrebbe avere un suo ruolo costituzionale ed essere  autonomo dal potere  civile elettivo. L’esercito in realtà  ha un  controllo economico su  una vasta gamma di settori, dalla produzione di energia  fino all’imbottigliamento dell’acqua.
Sabbahi è un giornalista e politico di  orientamento socialista  nasseriano. Ha attivamente sostenuto nel 2011 rivolta in Egitto contro Mubarak. Nelle elezioni presidenziali  del 2012 giunse   al terzo posto, respingendo poi l’invito di Morsi a diventare vice presidente.
Nel settembre 2012 Sabbahi ha fondato una coalizione di orientamento laico socialista per sfidare gli islamisti, e  nel novembre 2012 ha contribuito a creare il Fronte di Salvezza Nazionale (NSF), una coalizione di forze politiche anti-Fratellanza che ha  sostenuto il movimento per rimuovere Morsi dal suo incarico.

Sabbahi poi  ha anche  sostenuto la repressione violenta  della Fratellanza che Human Rights Watch  definì “il peggiore massacro  illegale di massa  nella storia moderna dell’Egitto”.
Tuttavia Sabbahi  tenta di distinguersi  da Sisi e presentarsi come una figura rivoluzionaria più democratica:  ha proposto  che l’esercito non deve essere coinvolto in politica, di revocare la  legge contro le manifestazioni, di liberare i prigionieri politici e anche di indagare sulle violenze dopo il colpo di stato.

Sabbahi ha anche presentato un programma economico per incrementare  la produzione agricola  e migliorare il sistema sanitario.
Le previsioni sono tutte per un vittoria schiacciante di  Sissi che ha dalla sua  parte tutti i media  e controlla tutta la macchina  statale.
L’affluenza alle urne sarà probabilmente bassa perché la Fratellanza e altri gruppi considerano l’ordine politico attuale  illegittimo e boicotteranno le elezioni. La Fratellanza benché al bando e perseguitata sanguinosamente resta comunque  popolare e il suo boicottaggio avrà un effetto negativo rilevante sulla affluenza alle urne.
L’Egitto, comunque, continuerà  a soffrire di instabilità: è difficile immaginare qualsiasi tipo di legittima svolta democratica in Egitto, mentre prosegue l’esclusione del governo dell’islam politico.
Proteste contro il colpo di stato hanno continuato senza sosta negli ultimi 10 mesi malgrado le uccisioni e le incarcerazioni: non si fermeranno certe per questo simulacro di elezioni.
Inoltre  gruppi estremisti islamici come Ansar Bait al – Maqdis e Ajnad Misr hanno promesso di continuare la loro campagna di violenza contro la polizia e  gruppi liberali come il “Movimento 6 aprile” sono state repressi . Senza un radicale cambiamento nella politica , questi gruppi non parteciperanno certo pacificamente  alla vita politica.
L’Egitto ha la sua maggior risorsa nel  turismo che non può riprendersi in un quadro  di virtuale guerra civile e nel quale  milioni di egiziani sono stati emarginati violentemente dalla vita politica e sociale. Ciò significa che il  problema più urgente dell’Egitto, la crisi economica, continuerà, a prescindere dalle elezioni.

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