Soverchianti forze del califfato stanno per sopraffare gli ultimi coraggiosi peshmerga curdi mentre un fiume di profughi curdi ma anche arabi, sunniti e cristiani si riversa oltre confine. Gli attacchi aerei americani non possono modificare molto la situazione in campo. A qualche chilometro però le truppe turche perfettamente organizzate e armate, avanguardia di un potente esercito, che potrebbe spazzare con irrisoria facilità tutto il califfato, aspettano un ordine di attacco che però non arriva, mentre nelle città turche divampano manifestazioni per l’intervento. Perché tutto questo?
Non è semplice spiegare una situazione estremamente intrigata. Innanzi tutto un riferimento storico: ondate di invasioni formata da Turchi provenienti dall’Asia centrale e convertiti all’islam fino dall XI si riversarono in Medio Oriente (furono l’occasione della I Crociata) e formarono man mano un grande impero che unificò quasi tutto il Medio Oriente invadendo quindi l’Europa dei Balcani fino alle mura di Vienna. Dal 700 però il grande impero turco comincio una lunghissima decadenza terminata con la fine della Prima Guerra Mondiale. Le potenze vincitrici avrebbero voluto uno smembramento di tutta la Turchia sconfitta ma sotto la guida di Mustafa Kemal detto in seguito Ataturk (padre dei Turchi) i Turchi si batterono coraggiosamente e riuscirono a costruire uno stato nei confini che noi conosciamo tutto mussulmano. Il governo volle una occidentalizzazione fortissima e soprattutto, una laicizzazione esasperata.
Da allora la Turchia, pure essendo la maggiore potenza regionale, non è è mai intervenuta nei fatti del Medio Oriente, guardando sempre all’Europa senza impelagarsi negli intrigatissimi conflitti etnico religiosi e senza mostrare il minimo pericolo di una riedizione dell’impero ottomano. E’ stato l’unico stato islamico che fin dal primo momento ha riconosciuto Israele, proprio perché non si riconosceva come stato islamico. Le cose però sono cominciate a cambiare con la vittoria del partito a ispirazione islamica guidato da Erdogan. Si tratta però di un islamismo moderato, democratico, modello che era stato anche quello di Morsi in Egitto. Comunque la Turchia ricomincia a considerarsi un stato islamico, peggiorano i rapporti con Israele fin quasi alla rottura, non si guarda più solo all’Europa (dalla quale comunque rimane respinta) e guarda con maggiore attenzione al mondo islamico. Quando la Siria è entrata nel tunnel della guerra civile che è pure un confitto fra sunniti e sciiti, fra laici e religiosi, la Turchia si è allora schierata apertamente contro Assad. Le vicende però sono precipitate con la radicalizzazione dell’opposizione in senso religioso fino alla formazione del califfato. Questo poi è finito con lo scontrarsi soprattutto con i Curdi anche essi mussulmani sunniti ma in genere di tendenza laica. Una parte consistente della popolazione della Turchia è in realtà curda e per oltre 40 anni è infuriato un conflitto, a volte sanguinoso, per le sue aspirazioni secessioniste o almeno autonomiste. Quindi le manifestazioni delle città turche sono in realtà dei Curdi che vorrebbero che l’esercito turco loro nemico ma dello stato di cui comunque fanno parte intervenisse a difesa dei loro connazionali crudelmente minacciati dal fanatismo islamico.
Erdogan si trova quindi davanti a un difficile quasi irrisolvibile dilemma: dovrebbe intervenire a favore di quei curdi che in pratica hanno costituito una loro entità nazionale (anche se ufficialmente non riconosciuta) ad di fuori dei suoi confini che potrebbe essere una calamita per curdi della Turchia. Dovrebbe combattere contro quelli che sono gli avversari principali di Assad di Siria sostenuto ampiamente dagli sciiti, avversari dei sunniti appoggiati dalla Turchia sunnita. D’altra parte l’ingresso in azione dell’esercito turco, modernamente addestrato ed armato con standard NATO, altererebbe tutti gli equilibri del Medio Oriente. Potrebbe distruggere facilmente non solo il califfato ma con altrettanta facilita abbattere il regimo di Assad in Siria, soccorrere i sunniti arabi di Iraq contro il prevalere degli sciiti e altro ancora. In prospettiva sarebbe anche in grado di battere gli Israeliani, che si ritengono al sicuro. Insomma si potrebbe configurare una sfera di influenza estesissima quasi una rinascita dell’impero ottomano in un Medio oriente polverizzato dagli scontri etnici e religiosi che l’impero ottomano aveva comunque saputo contenere.
Una prospettiva che inquieta tutti.