Il presidente cinese Xi Jinping domenica 24 gennaio 2016 ha concluso la visita in vari paesi del Medio Oriente per dimostrare l’interesse della Cina in quell’area nella quale, comunque, rimane preponderante la influenza occidentale e russa mettendo ai margini quella cinese. Il “Quotidiano del popolo“ rivendica però l’azione cinese che viene presentata come un’opera di pace attraverso il compromesso, il dialogo senza interventi militari violenti. La Cina non ha mai salutato le “primavere arabe” come un fatto positivo, anzi ha sempre temuto il pericolo, in verità estremamente remoto, che l’ondata democratica potesse estendersi fino alla Cina e mettere in pericolo il suo assetto politico. Nel momento in cui si deve constatare che quelle rivoluzioni non hanno portato benessere, pace e democrazia, come si sperava, ma quasi dovunque confitti settari, frustrazioni e povertà, la Cina ha buon gioco a mostrare che aveva ragione fin dal primo momento.
Differentemente dagli Occidentali che dividono i regimi arabi (e non solo arabi) in buoni e cattivi secondo la propria visione dei valori, la Cina dialoga ugualmente con tutti e si mostra indifferente all’orientamento politico dei regimi come è nella sua tradizione politica. Questo fatto effettivamente può dare alla Cina una maggiore capacita di dialogo e negoziato.
Xi Jinping si è potuto presentare con la stessa facilità all’Arabia Saudita come all’Iran come all’Egitto, come in in altre occasioni ai vari attori della guerra in Siria e perfino con Palestinesi e Israeliani presentandosi come una potenza che non è parte in causa. In verità anche la Cina teme l’integralismo e il jihadismo islamico che minaccia di espandersi sempre più nei suoi confini alle popolazioni di religione islamica segnatamente nello Xinjiang (ex Turkestan orientale). L’integralismo non trova invece nessuna risonanza nei Hui cinesi di etnia Han che in epoca lontana aderirono all’islam ma che si sentono cinesi come tutti gli altri.
L’interesse della Cina si appunta invece sugli aspetti economici: il viaggio di XI Jimping ha fruttato 52 accordi commerciali con Egitto, Arabia Saudita e Iran riguardando l’energia e infrastrutture che, c’è da scommettere, saranno vantaggiosi per la Cina: poco o anzi nulla importa se i contraenti siano laici, sunniti e sciiti.
Gli accordi vengono fatti rientrare nel progetto della “via marittima della seta” che la Cina promosse nel 2013 allacciandosi idealmente alla via seguita dai mercanti nel passato fra Cine ed Europa attraverso i mari Vi è pure una iniziativa di integrazione che unisce i paesi che furono sulla via terrestre della seta.