Il “Teatro Stabile di Catania” è più vivo che mai!
Come un’araba fenice risorge dalle proprie ceneri, lo Stabile riemerge più fiero ed orgoglioso di prima per l’importanza istituzionale nel campo artistico – culturale che da decenni ricopre nel panorama non solo siciliano, ma anche di moltissimi stati esteri attraverso le varie tournée di spettacoli storici che ha fatto girare in tutto il mondo.
22 novembre ore 20:30 circa: dopo un’agonia durata parecchi mesi, il sipario del Teatro Verga (Stabile) si riapre in presenza di un folto pubblico accorso alla prima contento di riprendere il proprio posto prestigioso in platea, e di parecchie autorità (assente il primo cittadino di Catania, come di consueto). Il sipario riapre le sue braccia e mostra la scena della rappresentazione di una delle prime commedie del drammaturgo, premio nobel per la letteratura nel 1934, Luigi Pirandello.
Un grande consenso del pubblico, ampiamente sottolineato da lunghi e fragorosi applausi, “Il piacere dell’onestà” sapientemente diretta dall’attenta regia di Antonio Calenda, scene e costumi di Domenico Franchi, con le musiche di Germano Mazzocchetti, è la rivalsa di uomini (attori e non) che hanno dato il cuore e l’anima affinché il proprio teatro non soccombesse pressoché ignorato dalle cariche istituzionali, vittima di quel diabolico ingranaggio messo in moto dalla crisi economica che vive la nostra società.
Il debutto di questo lavoro rappresenta il salvifico carico di ossigeno dopo una lunga “apnea”, la giusta ricompensa per chi ha instancabilmente lottato sacrificandosi per vedere finalmente il proprio teatro trionfante come nel passato.
La produzione de “Il piacere dell’onestà” è del Teatro Stabile di Catania e del Teatro Stabile di Napoli. Le luci sono di Salvo Orlando, fonica di Giuseppe Alì, make up artist Darioloris Cerfolli, foto di scena di Antonio Parrinello, direttore degli allestimenti Enzo Di Stefano.
Baldovino diventa “marito fittizio” per salvare la dignità di Agata Renni la quale ha avuto un figlio dalla relazione clandestina con il Marchese Fabio Colli che non può sposare perché non libero. Complice di ciò la madre di lei, Maddalena e il cugino di Fabio, Maurizio Setti.
Angelo Baldovino è impersonato dall’eccellente attore Pippo Pattavina, con il suo fascino discreto, garbato, fine ma non ostentato e con grande dignità scenica.
L’uomo pretende l’onestà (onesto io, onesti tutti! Per forza!), dimostra subito grande cultura ed intelligenza ed in cambio del suo favore non pretende denari (soltanto quei pochi che servono a saldare qualche suo debito di gioco) ma pone altre condizioni ben precise: vuole rispetto massimo e onestà reciproca in seno a quella famiglia di finti conviventi, pretende che nessuno all’interno di quel nucleo indossi la famosa “maschera” della tematica spietatamente veritiera di Pirandello. Per sigillare questo “onesto” accordo viene creata un’impresa commerciale con la figura di Baldovino come consigliere delegato. Ecco che si insinua il tarlo della dis-onestà nelle menti di Fabio e Maurizio che, non potendo più sopportare le ingerenze del “marito fittizio” nel menage di coppia, gli tendono una trappola per indurlo a rubare dei soldi dell’impresa comune. Baldovino scopre l’inganno e lo denuncia apertamente a tutti dichiarando il suo rammarico nell’apprendere che le condizioni sono state così ignobilmente tradite.
La sua rabbia esplode: la “Bestia umana” si libera, la carne di lui come uomo è una carne che brucia, che lo fa soffrire. Ora egli non può più svolgere la funzione di copertura e di guardiano dell’onestà, perché la sua carne gli chiede in modo angoscioso di essere il vero marito di Agata la quale si scopre adesso innamorata e pronta a seguirlo ovunque lui voglia andare come una vera moglie.
La scena è essenziale, funzionale ed originale. Riproduce una stanza sobria contornata posteriormente da spazi che lasciano chiaramente vedere, attraverso sapienti luci, l’interno delle varie stanze e giardino dove si muovono i vari personaggi.
Il parroco di Santa Marta è simpaticamente caratterizzato dall’attore Santo Pennisi; la cameriera Mariuccia è l’apprezzabile giovane Giulia Modica. Lo spietato portaborse Marchetto Fongi, complice dei cugini Fabio e Maurizio è l’attore Marco Grossi; Maurizio Setti è ben interpretato da Francesco Benedetto.
Il sempre molto “esuberante” attore Fulvio D’Angelo è l’amante di Agata, il Marchese Fabio Colli; la madre di Agata, la signora Maddalena reca volto e corpo della brava e convincente attrice Valentina Capone.
Madre ed amante, la signora Agata Renna poi in Baldovino, è adeguatamente interpretata dall’attrice Debora Bernardi.
Spontanei e sentitissimi applausi finali sottolineano una “mise en scene” impeccabile, godibile, preziosa nei contenuti.
Un grande Pippo Pattavina convince, commuove, diverte, appassiona, intenerisce rivelandosi perfetto interprete di un ruolo non facile da affrontare proprio perché reca in sé la complessità di una tematica sociale spietatamente veritiera.
Frutto di una delle più brillanti e geniali menti riconosciute in tutto il mondo: quella del “nostro” Luigi Pirandello.