Gio. Mar 30th, 2023
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L’attentato in Sri Lanka è stato il più sanguinoso della storia del terrorismo islamico dopo quello delle Torri Gemelle.
Nessuno poteva aspettarsi una cosa del genere in quel paese: ci si chiede
allora perché. Non appaiono spiegazioni comprensibili nella pur distorta logica jihadista: perché mai una minoranza islamica fa strage di una altra minoranza cattolica?
L’attacco a New York aveva il fine di colpire i simboli dell’America e dell’Occidente, di unire i mussulmani in una guerra contro gli infedeli e cose del genere anche se irrealizzabili. I tanti attentati succedutosi poi in tutto l’Occidente in questi ultimi 20 anni volevano colpire l’Occidente, fare sentire ad essi il terrore che gli interventi aerei provocavano nel M.O., dissuadere i paesi Occidentali da intervenire in M.O., pure essi comprensibili anche se non accettabili. Comunque al di fuori del dar
el islam
(terre islamiche) non sono mai stati colpiti in Occidente luoghi
di culto cristiani Non è un caso. Il Jihad infatti non è contro i cristiani ma
contro il
grande satana come lo definì Khomeini cioè l’ateismo (noi diremmo laicismo) imperante in Occidente che ispira e protegge i piccoli satana cioè i regimi laici (nazionalisti) del M. O. Comuni invece gli attentati contro cristiani in dar el islam come in Iraq e Siria e contro i copti in Egitto. La motivazione è che questi gruppi religiosi sarebbero favorevoli ai regimi laici contro cui si combatte, una specie di quinte colonne dell’Occidente. Soprattutto però le si accusa di aver rotto un equilibrio che durava da 14 secoli: i cristiani hanno potuto conservare la loro fede e prosperare perché protetti (dimmy) dai mussulmani in cambio di una tassa (gihaz) e di mantenere un basso profilo. Modernamente invece i cristiani hanno
rivendicato e ottenuto la pienezza dei diritti politici.

Ma che senso ha colpire dei cristiani in Sri Lanka che non è terra dell’islam in cui la maggioranza è buddista e che non ha particolari contrasti con la comunità islamica; anzi ambedue sono interessate a che la libertà religiosa sia la ampia possibile per assicurare ad ambedue liberata di culto?

Al bagdad, il califfo dell’ISIS riapparso improvvisamente dopo 5 anni, oggi ha fatto un cenno molto vago a una vendetta per la battaglia di Boghuz: ma che c’entrano i cristiani dello Sri Lanka?

Si è allora pensato che questa strage vuole essere la risposta alla strage del primatista bianco in Nuova Zelanda e cerca di accendere una guerra religiosa fra cristiani e mussulmani. Ma la risposta pare poco convincente Come dicevano, i jihadisti non fanno affatto una guerra generale al cristianesimo e comunque colpire comunità di colore certamente non
è una vendetta contro primatisti bianchi. Al limite si doveva attaccare una
comunità bianca.

Qualcuno ha affacciato anche l’ipotesi che c’era una certa inquietudine per l’eccesso di zelo missionario di sette evangeliche operanti un po’ dappertutto anche nelle comunità islamiche mentre la chiesa cattolica è molto cauta su questa attività (alcuni dicono troppo cauta). Ma in questo caso perché colpire cattolici e non evangelici?

Probabilmente noi però sbagliamo nel cercare una motivazione ragionevole a questo drammatici attacchi.

Il problema è che si tratta di piccoli gruppi di fanatici che colpiscono dovunque possono senza motivazione e senza disegno complessivo. Vogliono il gran gesto, vogliono guadagnarsi il paradiso. È avvenuto
allora che un gruppetto di persone benestanti, che hanno studiato anche in
Occidente a un certo punto si convincono della bellezza e grandezza di essere jihad e colpiscono ovunque ne abbiano la possibilità. È capitato allora che quel gruppo si trovava a vivere in una isola un po’ remota: allora ha colpito dove ha potuto.

Non dobbiamo credere al terrorismo jhiadista sia come a una specie di spectra alla 007, o come l’internazionale comunista con sede a Mosca dove si decide cosa fare e cosa non fare secondo l’opportunità in questo o quel paese. Il jihadismo è, e diventa sempre di più, un fenomeno spontaneo in cui piccoli gruppi all’improvviso decidono che è il momento di colpire e colpiscono quello che possono.

Questa caratteristica è insieme la forza e la debolezza del terrorismo islamico. È la forza perché i grandi gruppi inevitabilmente vengono infiltrati scoperti e quindi distrutti. Una rete di cospiratori può essere ampia solo se fa propaganda e cerca adepti, non può restare chiusa in se stessa. Inevitabilmente quindi deve aprirsi e viene scoperta. Il piccolo gruppo a livello familiare e di pochi conoscenti resta invece chiuso in se fino al momento di agire ed è quindi imprevedibile. E la sua debolezza però perché manca una strategia un coordinamento e quindi le azioni senza coordinazione e finalità restano inefficaci.

 

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