In piazza, migliaia di persone protestano contro le nuove regole imposte dal DCPM. Non si ferma la rabbia di commercianti, ristoratori e titolari di palestra penalizzati dai nuovi provvedimenti per il contenimento del coronavirus. Incidenti con le forze dell’ordine costrette a reagire dalle azioni distruttive e di rabbia, armata con pietre e bottiglie durante le manifestazioni non autorizzate e in violazione del coprifuoco in vigore nei territori.
Lese auto e dati alle fiamme cassonetti, rovinati negozi; decine i feriti e gli arrestati per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
Aumenta la protesta e divampa lo scontento in tutta Italia: i tassisti a Torino hanno occupato piazza Castello, a Cremona i ristoratori hanno battuto le pentole davanti alla prefettura e poi le hanno lasciate a terra come in un cimitero di stoviglie, a Catania hanno tirato bombe carta davanti alla prefettura, a Treviso in mille hanno sfilato in corteo, a Viareggio giovani hanno bloccato il traffico e lanciato fumogeni e petardi.
Massima attenzione, duque, all’urlo della piazza che sta reagendo in maniera incontrollata. Siamo in un periodo duro, esprimere la propria opinione, ci mancherebbe, i motivi per paura, frustrazione e rabbia per le nuove misure adottate ci sono, eccome.
Reduci dal primo lockdown che ha messo a dura prova l’economia nazionale ora ci si prospettano mesi bollenti. Un colpo duro, l’ennesimo. Serrande abbassate, strade semideserte: sono immagini agghiaccianti che creano spavento ed angoscia. Come portare il pane a casa? In questa situazione sono state lese tutte le certezze, ci sentiamo impotenti e il futuro totalmente incerto crea ansia e stress.
Non siamo più abituati, ci credevamo fuori da ogni pericolo. Nella parte più evoluta del pianeta, sconfitte guerre, fame, miseria, abbiamo aperto le menti al consumismo e ci siamo crogiolati nell’onnipotenza dell’uomo moderno.
Ora invece, tutto si sgretola e non solo dobbiamo combattere un virus letale ma anche le sue conseguenze economiche e ognuno è costretto a combattere la privatissima battaglia per conquistare spazio ed espugnare il divano dentro casa, che pare sia l’unica nostra salvezza.
In mezzo a questo instabile nuovo orizzonte trova terreno fertile una politica che cavalca l’onda e vomita veleno. L’odio è come un appetito incontrollabile, che sembra non potersi saziare mai. È fatto di ira e rancore e trova sempre un motivo per accendersi di nuovo. Senz’altro, si tratta di una delle emozioni che più tiene in pugno l’essere umano.
Ed eccoli allora i gruppi, anche un po’ professionisti, che cercano di alimentare la protesta. Una protesta democratica tesa a far sentire la voce dei nuovi sacrifici richiesti ad alcune categorie, già fortemente provate dopo tutte le misure adottate nel rispetto delle norme igieniche e ridotti guadagni.
In piazza stanno riemergendo vecchi scontri ideologici che credevamo oramai appartenenti a una storia passata. Appare evidente che lo Stato ora deve fare vedere la sua presenza, sennò si rischiano tempi bui che non convengono a nessuno. Bisogna tutelare salute e lavoro.
Siamo tutti per la difesa della salute, ma la priorità non è andare contro il governo, è risolvere i problemi dell’attività produttiva che fa andare avanti il Paese.
Se vogliamo pensare al nostro futuro, ricordiamoci prima di tutto di non fermare chi lo produce!