L’avanzata fulminea dei talebani ha sorpreso tutti gli osservatori: ci si aspettava certo che potesse accadere ma non in pochi giorni. Si ricorda che i vietcong presero Saigon dopo il ritiro americano ma questo era avvenuto quasi due anni prima. Nello stesso Afghanistan i russi ultimarono il ritiro entro il 15 febbraio del 1989 ma il governo filo sovietico di Najibullah resistette fin all’aprile del 1992 quando il crollo dell’Unione Sovietica lo privò di ogni aiuto. In queste ore fioriscono quindi analisi sui motivi di questo trionfo inaspettato: si parla di errori militari, di errori politici, di corruzione, chi dà la colpa a Biden, a questo a o quell’altro errore, rinascono anche le polemiche di 20 anni fa sull’intervento americano.
A nostro parere però tutte queste analisi, pure interessanti, e in qualche misura tutte giuste e condivisibili, si fermano a fatti contingenti ma bisogna risalire alle cause prime profonde che quegli errori hanno prodotto.
L’11 settembre scioccò gli americani almeno quanto l’attacco a Pearl Harbor. Si sentirono in pericolo e reagirono con forza e prontezza. In realtà non è stato mai ben chiaro se Osama bin Laden c’entrasse qualcosa: tuttavia egli se ne assunse, per cosi dire, la responsabilità politica e quindi gli americani nel giro di pochissimo tempo invasero il paese di fronte al rifiuto, in verità nemmeno tanto netto, di consegnare bin Laden e al tempo non ci furono opposizioni interne o esterne come avvenne poi per l’intervento in Iraq. Fin dal primo momento si ebbero due finalità che si sovrapponevano. La prima e più immediata era quella di debellare il jihadismo ma si aggiungeva quella di democratizzare o meglio di modernizzare il mondo islamico. In quei giorni drammatici prevalse infatti in Bush la teoria secondo la quale, per sconfiggere veramente il terrorismo jihadista, occorresse togliere ad essa le basi costruendo un Medio Oriente moderno e democratico, promovendo un islam compatibile con esso. Il presupposto ideologico è che i valori occidentali, come democrazia, liberta, uguaglianza dei sessi e cosi via fossero qualcosa di universale e di superiore e quindi tutti i popoli del mondo conoscendoli vi avrebbero aderito con entusiasmo e, parte non certo secondario, si sarebbero avviati sulla via dello sviluppo economico come era avvenuto in Occidente. Ma erano illusioni ideologiche, comuni per altro nella storia: tanto per fare un esempio nostrano, alla proclamazione della Repubblica Partenopea del 1799 o all’impresa dei Mille ci si aspettava adesione entusiastica del popolo liberato e scatenarono invece feroci reazioni del sanfedismo e del brigantaggio.
I valori dell’Occidente non sono affatto universali: molti popoli non li condividono e non sono per niente auto evidenti e, infatti, anche nella nostra storia per millenni non sono certo apparsi tali.
Per fare un esempio di attualità: non è che il gender o almeno la tolleranza degli omosessuali sia un valore universale e auto evidente: anche nella nostra storia fino solo a qualche generazione fa l’omosessualità era reato e tuttora molta parte dei nostri concittadini mostra insofferenza per essi.
La fazione afgana favorevole alla modernizzazione che pure c’è stata e cresciuta in questi 20 anni ma è sempre restata una sparuta minoranza senza influenza sulle masse. Per questo il regime mantenuto su dagli Occidentali è rimasto sempre estraneo alle masse e quando si è prospettato il ritiro occidentale è caduto in pratica senza combattere.
L’esercito per 20 anni addestrato e modernamente armato dagli Occidentali con circa 300 mila uomini si è dissolto di fronte a poco più di 70 mila guerriglieri armati alla meno peggio. Non contano le armi in guerra ma lo spirito dei combattenti.
Dobbiamo quindi renderci conto noi Occidentali, di destra e di sinistra, che i nostri valori non sono né universali né tanto meno auto evidenti.

In realtà in tutti questi anni non si è diffuso un ceto occidentalizzante non solo nell’arretratissimo Afghanistan ma in tutto il Medio oriente. Ma la caduta dei regimi nazionalisti, che in qualche modo si riferivano alla modernità occidentale, ha rimesso in gioco valori che ormai sembravano superati anche in M.O. dall’Iraq all’Egitto, perfino nella Turchia che fu di Ataturk.
Quindi la guerra per modernizzare il M.O. è perduta ma c’è un altra guerra che invece è ormai vinta dall’Occidente: è quella contro il jihadismo. Noi tendiamo a considerarlo come qualcosa che sta fra la delinquenza e la follia ma il jihadismo ha radici profonde in tutto il mondo islamico che contrappone il dar el islam cioè la terra della fede a al dar el harb cioè la terra della guerra (per espandere la fede). Alla notizia dell’attacco alle torri tutto il mondo islamico, dal Marocco alla lontana Indonesia, fu scosso dall’entusiasmo. In Palestina si offrivano dolci e bevande per la strada (noi diremmo brindisi). II pericolo che gli attentati si diffondessero e mettessero effettivamente in crisi l’Occidente e la sua economia era reale.
La reazione americana in Afghanistan e altrove hanno tolto ogni possibilità, sia pure remota, che esso potesse effettivamente realizzarsi.
Quando Biden dice, fra lo scherno generale, che gli Americani in Afghanistan hanno vinto dice in effetti una cosa giusta: la lotta contro il jihadsmo è stata combattuta e vinta. È vero che qui e là vi è qualche attentato ma gli attentatori sono da ascrivere sempre più al campo della psichiatria che a quello politico. C’è sempre qualcuno (e ci sarà sempre) che fa o tenta di fare un strage per i motivi più strani e fra questi appare anche il jihad ma siamo lontani da quello che pianificava e auspicava bin Laden.
I talebani in realtà non sono jihadisti ma dei tradizionalisti che intendono conservare il proprio stile di vita cosi come avviene in Arabia saudita che è al contempo il paese più amico dell’occidente e quello nel quale la sharia e le tradizioni islamiche imperano più che in ogni altro paese. Il jihadismo e il radiaclismo infatti non coincidono. Il jihadismo vuole portare la guerra agli infedeli ma il radicalismo semplicemente vuole mantenere le tradizioni del dar el islam, la terra dell’islam. I talebani non minacciano e non hanno mai minacciato l’Occidente cosa che fu opera invece di al qaeda e poi dell’ISIS. È difficile pensare che in un Afghanistan talebano l’ISIS possa mai prosperare come invece è avvenuto in un Afghanistan sconvolto dalla guerra contro gli Occidentali, contro i crociati come dicono.
