Voglio parlare oggi di un fenomeno agghiacciante che porta un nome ma mille altri sinonimi e definizioni altrettanto macabri perché si abbattono sulla vita o meglio sullo spegnimento della vita umana oggi come in passato ma nel passato forse in maniera più latente.
Ogni istante di respiro umano, il sangue femminile viene sparso in ogni angolo dell’ emisfero e le donne violate, abusate, violentate moralmente e psicologicamente, le donne private della propria dignità e libertà, del proprio diritto di espressione, parola, pensiero, maternità, socialità e potremo andare avanti all’ infinito sono sempre in numero crescente; cambiano le modalità ma, il concetto è sempre il medesimo: discriminare e violare quella figura da cui noi tutti, uomini, donne e bambini, siamo stati generati, distriggere l’ involucro della vita, il grembo materno è “il crimine”che bisogna assolutamente frenale, evitare di tacere e denunciare senza riserva.
Io non sono un’ attivista, non voglio tangere o appropriarmi di posizioni altrui e non voglio nemmeno riportare fatti di cronaca perché i fatti comuni possiamo leggerli ed esserne informati purtroppo in tempo reale ed in ogni dove.
La priorità invece secondo il mio punto di vista risiede nel fermarsi a riflettere, donare agli altri attraverso la comunicazione, la propria riflessione, nel ricordo e nella preghiera di chi purtroppo non c’ è più perché divorata dallo scempio umano del femminicidio.
Il punto su cui voglio soffermarmi è un’ immagine dura e cruda ma reale: il sangue versato che fuoriesce dal corpo di una donna colpita a morte, ferita con lo stesso intento di ridurla a cadavere, il sangue di ferite interiori che non andranno mai più via e talmente profonde da generare il timore del silenzio latente.
Quando un essere umano in questo caso dal sesso femminile, viene colpito, alle origini, ogni madre viene colpita.
La vita porta il nome da donna perché è un grembo che ha generato la vita di tutti noi e questo mi provoca sofferenza perché per ogni donna condannata a morte, muore una madre, la stessa madre che rappresenta la scelta divina del miracolo alla vita.
Dio sceglie una donna e le dona il miracolo di una nuova vita e l’ essere umano al cospetto la condanna a morire e questo entra in conflitto.
Con ciò potrei menzionare volti di donna sacrificate e strappate alla vita dal male umano in Italia in grandi e piccole realtà ed in tutto il mondo altrettanto.
Il femminicidio è una nota stonata in questo mondo già difficile ed ombroso che ci accoglie e nel quale cerchiamo di sopravvivere combattendo ardue difficoltà ogni giorno, tutti senza distinzione di sesso, età e ceto sociale.
La battaglia contro il crimine al femminile deve partire dallo stesso mondo femminile innanzitutto che potrebbe essere potenziato e reso più puro e solidale quando in realtà non lo è.
Concludo, nella speranza che un inno alla vita possa regalare un minimo contributo per soffermarci a pensare tutto insieme che il male può essere evitato e combattuto e le vite umane risparmiate.
La vita, quella si, ha il diritto per tutti e tutte d’ esser vissuta come un viaggio unico e meraviglioso.

Grazie sentito e di cuore a Veronica Ferlito, scrittrice sensibile e attenta per questo articolo cosi toccante e profondo. È molto importante parlarne per dar voce e non rimanere in silenzio a fatti che purtroppo avvengono ogni giorno!
Chapeau!